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Il Rinascimento, il periodo più studiato dai comparatisti

Il Rinascimento, compreso tra la fine del '400 e del '500, è il periodo più studiato dai comparatisti: per la consapevolezza che ha di sè e per la sua volontà di organizzarsi in un sistema culturale. La cultura europea riceve nuovo impulso dalla riscoperta dell'attività classica, grazie agli studiosi bizantini che, caduto l'Impero ottomano (1453), cercano rifugio in occidente.

L'umanesimo e il classicismo trionfano in Italia, che diventa il modello linguistico e artistico delle altre nazioni. In quest'epoca l'Europa è scissa in tre blocchi culturali: cattolico, protestante e ottomano. Con la traduzione di Lutero, la Chiesa ricorre anch'essa alla predicazione in volgare: così numerosi idiomi, mai scritti, assurgono a lingue letterarie.

L'idea di Rinascimento è già del Rinascimento. Petrarca è il primo a distinguere un aetas antiqua da un'aetas nova e a chiamare tenebre l'età precedente. Quello del Rinascimento è un pensiero dinamico e progressista: donde la nascita di utopie, lo sviluppo della tecnica, le scoperte scientifiche e geografiche. Determinante è l'invenzione della stampa: non solo la creazione di nuovi libri, ma anche l'alfabetizzazione, che affranca lo studente dal maestro e accrescendo i lettori.
Il termine Rinascimento è oggi sostituito da Età moderna. Come scrive Burckhardt in La civiltà del rinascimento in Italia (1860), nel Medioevo i due lati della coscienza stavano avvolti in un velo: l'Italia è la prima a squarciare tale velo, l'uomo si trasforma nell'individuo e come tale si afferma.

Il mutamento riguarda anche il ruolo dello scrittore. La posizione dello scrittore è ora sociale, inserita in un rapporto duplice con la tradizione e con il potere politico (committente delle opere). Un rapporto, dunque, che rende il testo luogo d'incontro di bisogni, di impulsi e di ragioni non esclusivamente letterarie. Non caso l'epica, dove si coniugano felicemente ragioni politiche e creazione letteraria, è il genere più rappresentativo del Rinascimento.

Tratto da LETTERATURA COMPARATA di Domenico Valenza
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