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Il rapporto tra Bufalino e Gozzano


Sembra invece lontani Gozzano e la sua parodica colloquialità, nonostante l'assonanza tra il componimento bufaliniano di Didascalie per una visita medica e Alle soglie di Gozzano. Il ritmo da filastrocca e l'incipit della lirica, che li avvicinerebbero, trascolorano immediatamente in una prosaica (ma non gozzanianamente ironica) via crucis che per le sue asprezze è forse debitrice di altre suggestioni primonovecentesche. E differenti sono anche i modi dei due di vivere la malattia nelle vesti del punitore di sé stesso, complice ancora Baudelaire: nel caso di Gozzano questa autopunizione è quella ad un'esistenza borghese da parte di chi anela ancora ad una vita d'eccezione proprio attraverso la malattia, mentre nel caso di Bufalino siamo all'opposto, con la condanna ad una illusione di disintiva diversità che infligge ai suoi autobiografici io narranti, mai veramente individui d'eccezione ma poveri diavoli piccolo borghesi, sempre in bilico a chiedersi se il loro stemma in realtà non sia solo uno stigma. Eppure Gozzano e Bufalino si ritrovano nel medesimo attaccamento claustrofiliaco a tutto ciò che è trascorso, che in entrambi si rivela del resto come costante e inseparabile complemento della via nella malattia.
Il malato bufaliniano vive nel passato, nel ricordo e nel racconto di esso, sovrapponendo e confondendo sanità e malattia con la bravura di un'artista, scambiando di volta in volta il proprio ruolo così da potersi proporre tanto nelle vesti del guarito che ripercorre, attraverso le dolorose dicerie, gli annali del malanno, quanto nelle vesti del malato che cerca di rivivere il tempo della salute.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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