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La riscrittura Bufaliniana di Il Guerrin meschino


Le menzogne della finzione teatrale e di quella narrativa si sovrappongono in un crescendo esplicitamente culminante con la riscrittura bufaliniana del Guerrin meschino, personaggio cavalleresco per il quale si era già spacciato il protagonista di Argo. L'erore viene ora rianimanto da un autore puparo che ne racconta le gesta e nello stesso tempo coincide con la sua marionetta in una spaesante consapevolezza della sovrapposizione tra vita e rappresentazione che insieme all'artefice coinvolge anche lo stesso Guerrino impegnato in un finale confronto con l'inquietante Alaodin, da tutto conosciuto e temuto come il Veglio della Montagna. Il personaggio – marionetta scopre di essere tale e la finzione si autodenuncia con un paradossale effetto di amplificazione che salvaguarda la menzogna e la vita nella menzogna, in un gioco alternato di camuffamenti e smascheramenti che incarna la contraddittoria specificità del bufaliniano vivere come se.

L'esplicitazione della teatralità sconfina così nella mise en abyme e nel velato o palese richiamo (sempre autoreferenziale) ad opere sceniche, ulteriore forma di raddoppiamento che in Bufalino coinvolge spesso significativamente il mondo del melodramma quale emblema di una tipologia di rappresentazione assolutamente antimimetica, non a caso a lui cara e congeniale.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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