Skip to content

Il fantasma materno di Montale

Il fantasma materno di Montale


In realtà l'ipotesi di una confusione della madre con l'immagine di altre donne non è incompatibile con quella di una difesa inconscia dal / del fantasma materno, perché Montale, per quanto possa essersi proposto di conservare alle diverse figure femminili una loro individualità, non ha potuto impedire che queste tendessero virtualmente a confondersi in un unico fantasma, a trapassare l'una nell'altra. Quando parla è certamente sincero, sinceramente vuole distinguere le destinatarie dei componimenti ma  nel concreto della poesia le cose stanno diversamente, in essa i tanti sono uno e si direbbe che per il poeta incontrare una donna sia un ritrovare i tratti di una donna inesistente, archetipica, mai vista o forse troppo presente.

Le fitte componenti materne

A questo punto, anche se non si vuole sconfinare con la psicanalisi nell'idea che amare una persona significhi ritrovare l'immagine della madre perduta, appare molto probabile che nella dinamica del personaggio femminile della poesia di Montale, siano presenti componenti materne che andrebbero adeguatamente colte e valorizzare anche, e diremmo, soprattutto, in assenza di indicazioni esplicite dello stesso poeta, il cui silenzio sull'immagine della madre in Finisterre, può intendersi come la non menzione di una presenza scontata, continua e vitale e, in più, ripeto, un modo di difendere e proteggere quella figura originaria dalla confusione con le sue ripetizioni.
La bufera è tutta una corsa da uno strenuo bisogno di sottrarre i propri cari alla irreversibilità della caduta nella fossa fuia. Esemplare in questo senso è l'Arca, tesoro familiare, tomba e nave che salverà dal diluvio finale tutti quelli che son calati, / vivi nel trabocchetto. E il tetto del componimento si costituirà, al di là della morte e della terra bruciata e insanguinata dalla guerra, nel recupero certo, anche se lontano, della comunanza perduta, e in un luogo, la cucina, che è il cuore della casa, l'ideale centro materno predestinato per l'agape del ritrovamento. Non per niente, nella Casa delle due palme (Farfalla di Dinard), Federigo lega il ritorno dei suoi morti in terra alla continuità indistruttibile della cucina e dei cibi. E non è un caso che questo componimento, come  A mia madre, manifesti un chiaro corsivo grafico nel significante (quello era il sapore della famiglia; quelle mani, quel volto)  che segnala un accrescimento di significato, una sigla di unicità e diversità essenziale rispetto ad altre mani, altri volti e altri sapori.
Se si recupera il fantasma materno di Voce come perno della sezione Silvae, si può dare un senso più articolato e pieno al ritornante tema delle memorie e della religione familiari. Tra l'altro, la critica non ha mai tentato una lettura della sezione alla luce della figura materna, riducendo così, ad esempio, la comprensione di un componimento importante come L'orto, specialmente nelle prime due strofe. La perentoria enunciazione di ignoranza dell'incipit, ripetuta cinque volte ribadisce ostinatamente l'incapacità del poeta a distinguere l'orma presente della messaggera divina dalle tracce e dai segni di una creatura passata e morta, ma che forse per lui si rifà viva appunto nel passo e nell'orma della donna d'oggi. Le strofe non vanno banalizzate in senso realistico ma vanno intese nel loro valore di metafora della donna, della madre, nella quale il figlio si proietta e si riconosce interamente. E dovrebbe apparire anche chiaro, stando proprio all'interno della storia familiare rappresenta nella Bufera, che l'immagine del “mio specchio” infranto dal vento sulla punta  del Mesco non può che alludere alla morte della madre, colei che dorme il sonno eterno presso “i clivi / vendemmiati del Mesco”. È per tutto questo che l'incontro con la donna d'oggi (anche se il poeta non lo sa) è forse il ritrovamento della madre perduta, che torna da un tempo remoto.
Occorre però avvertire che il bisogno di ripresa e rifondazione del proprio passato familiare si situa dentro la storia, anche se in essa non si esaurisce. L'incontro con la madre morta avviene nel contesto della lotta dei viventi che infuria, e l'ombra di Voce ha “ricordato per tutti” (v. 34) come per tutti tende a distruggersi nell'Altro la Clizia della Primavera hitleriana. È il “colloquio con le ombre” che salva il poeta dalla storia, e lo riporta ai temi più profondi della sua vita, dove la conoscenza e la memoria si iscrivono ad un livello biologico – esistenziale irriducibile al divenire della storia e inattingibile con un atto di pura astrazione razionale.
Il componimento esprime intensamente, nella forma condensata e mascherata del sogno, il desiderio manifestato esplicitamente nella prosa della novelletta Sul limite, di reicontrare i genitori perduti. La poesia si chiude sui puntini di sospensione, e perciò resta aperta, come il sogno che si confonde con i pensieri del risveglio, e il verbo su cui essa si sospende è splendidamente ambiguo; un ritrovarci che nasconde forse una speranza.



Tratto da LETTERATURA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.