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Le figure femminili di Montale


Meno pacifica sembra invece l'attribuzione di questa ombra viva femminile, spesso riconosciuta come quella della donna amata dal poeta, l'assente – presente Iride – Clizia, la donna angelo. È questa l'attribuzione avanzata per la prima volta, nel 1947, da Giovanni Macchia. Altri hanno invece preferito identificarla con una allegoria della poesia oppure con una figurazione della coscienza e dell'anima. Riteniamo queste ultime attribuzioni valide, ma secondarie, rispetto alla sostanziale figuratività e alla peculiare essenza umana e femminile che compare.
Non c'è, infatti, alcun dubbio sul fatto che l'ombra sia una voluta raffigurazione di una messaggera divina che guida il poeta nella notte del mondo in tempesta. Basti osservare i vv. 14 – 17, che riprendono altre raffigurazioni di Clizia (in Finisterre, La bufera e La frangia dei capelli) ma questa parola, scarto, compare anche nei confronti di Volpe, altro personaggio della Bufera (troviamo un riferimento in Le processioni del 1949) che sembra avere anch'esso dei forti legami col componimento.

Le figure femminili di Montale.

Basti confrontare la sottesa presenza delle ali nella creatura con le ali con quelle che Volpe mostra di possedere in due componimenti (Nubi color Magenta e Se t'hanno assomigliato) e ancora la mano d'infante e la fronte incandescente che compaiono anche in Se t'hanno assomigliato, dedicata a Volpe. Dunque possiamo concludere che gli attributi riservati da Montale alle sue figure femminili sono sostanzialmente intercambiabili.  Eppure, in mezzo a tutte queste figure femminili esiste un primum genetico di cui tutte le altre ripetizione: la madre di Montale. Esiste un fantasma materno, nelle composizioni di Montale, che pur parcamente presente a livello manifesto, scorre profondamente a livello nascosto nel rapporto uomo – donna, fortissimo nella poesia montaliana.

Tratto da LETTERATURA MODERNA E CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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