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La fase naturalistica di Benito Perrez Galdòs


Nel 1880 – 1881 inizia la fase che può essere definita naturalistica, con tutte le cautele del caso dato che Galdos ebbe rapporti molto reticenti e marginali con tale movimento. La chiave per capire compiutamente questa fase, che si chiude più o meno nel 1890 e comprende i suoi maggiori romanzi, la troviamo nel suo discorso di ingresso all’Accademia, intitolato La sociedad come materia novelable, in cui Galdos mostra di recepire il processo in atto nella società del secolo XIX, quello di distruzione dell’organicità dei rapporti sociali e dell’espansione dei rapporti produttivi. Il romanziere, in tutto questo, deve riflettere questo profondo turbamento.
Il naturalismo di Galdos significherà soprattutto un originale lavoro di scavo della sfera psicologica, che lo porterà a creare personaggi vitali, dotati di una loro autonomia e di personalità riconoscibili, insomma, grandi personaggi del presente, come direbbe Balzac.
Nel 1881 esce a dispense la Desheredada. L’ambiente è una città storica, Madrid, studiata galdosianamente con amore e puntiglio, e stavolta senza tesi precostituite. Il romanzo è guidato secondo la prospettiva del narratore onnisciente e si muove nel caos della vita urbana alla ricerca di destini umani immersi nella trama della società. Il romanzo riflette, nella figura di Isidora, sia un primo grande quadro della società piccolo borghese madrilena, con il suo prurito di elevazione sociale, sia il fascino che le psicologie anormali e l’idealismo chisciottesco suscitavano in Galdos, sempre combattuto tra questo e l’ideologia della misura, del senso del dovere, del sacrificio, del senso comune.
Nel 1886 – 1887 abbiamo il romanzo generalmente considerato il suo capolavoro: Fortunata y Jacinta. Jacinta è una borghese, Fortunata una popolana istintiva e generosa che regala un figlio al marito di Jacinta, morendo poi travolta dall’impeto della sua passione. Per la contrapposizione tra le due donne, il romanzo è stato considerato come simbolico della rivoluzione del ’68. Altro personaggio importante è Maximiliano Rubì, marito impotente e psicotico di Fortunata, che segnala l’interesse di Galdos per il linguaggio onirico, per le ossessioni e la fuga allucinata da una realtà intollerabile.
Sarà con Miau, nel 1888, che Galdòs raggiungerà una perfetta misura stilistica, con la figura di Villaamil, l’impiegato che lotta quotidianamente contro la miseria, la stupidità delle donne della sua famiglia, la cattiveria dei suoi ex colleghi, fino a tramutare questa lotta nella guerra di un uomo, privato ormai di ogni realtà, che finisce per suicidarsi, mentre tutto attorno trionfa l’assurdo mondo della burocrazia.

Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
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