Skip to content

La nuova fase poetica e la nuova oggettività di A. Machado


Nella prefazione del 1917 di Soledades Machado rifiuta criticamente la filosofia di Schopenhauer e Nietzsche, ritratta il suo stesso bergsonismo e accetta di avanzare verso la nuova epoca. Sarà la sua previsione di una poesia nuova, umana, appassionata e collettiva, a renderlo attuale al di là del suo tempo. Le canzoni scritte tra il 1917 e il 1920 saranno chiamate “Nuove”. Il tema dominante è quello dell’”altro”, della trascendenza, oltre il culto dell’io come unica realtà creatrice, viaggio attraverso l’eros fino ai confini del nulla. Machado sta abbandonando lentamente in kantismo per avvicinarsi all’esistenzialismo; quando leggerà Essere e tempo di Heidegger crederà di avere trovato il suo filosofo, e nulla lo sconcerterà di più della notizia dell’affiliazione di Heidegger al nazismo. La raccolta dell’evoluzione dal kantismo all’esistenzialismo è Nuevas Canciones, con diversi tagli formali, tra cui la forma discorsiva, l’epigrammaticità gnomica, la pregnanza sentimentale, la forza allusiva ed ellittica del popolarismo.

La nuova oggettività.

Nel 1917 si laurea in filosofia e può finalmente abbandonare lo spleen di Baeza per trasferirsi a Segovia, vicino a Madrid, dove risiedevano la madre e il fratello Manuel. Da allora sarà sempre presente nella lotta contro la dittatura di Primo de Rivera, che terminerà solo nel 1930. Negli anni ’20 Machado inizia a inventarsi degli apocrifi: se ne contano fino a ventiquattro, tutti nati nell’Ottocento, tranne un Pedro de Zuniga, nato nel 1901, annunciato nel 1928 in una lettera ma mai nato. Tra i ventiquattro figurava pure Antonio Machado. La nuova oggettività, spiega Machado all’amico Jimenez Caballero, non sta nella lirica, ma nella creazione di nuovi poeti, non nuove poesie, che cantino di voce propria. Machado vuole fondare una tradizione lirica che non c’è stata: Abel Martin e Juan de Mairena sono due poeti dell’Ottocento che in realtà non sono mai esistiti, ma che avrebbero dovuto esistere  se la lirica spagnola avesse vissuto il suo tempo. Da qui il machadiano sdoppiarsi e moltiplicarsi, da qui il tentativo di riempimento del passato, il dar voce alle contraddizioni del presente, alle persone complementari che abitano dentro di noi. Mairena è discepolo di Martin così come Platone lo era di Socrate, e Machado finirà sempre di più per identificarsi in lui. Del resto il tema dello sdoppiamento era all’ordine del giorno a quell’epoca.
Martin è la proiezione machadiana verso il passato: il poeta metafisico e maledetto  della decadenza tardo ottocentesca, che avrebbe dovuto esserci e non c’è stato.

Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.