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La vita di Antonio Machado (1875- 1939)




La spiritualità borghese degli scrittori di fine Ottocento – inizio Novecento ebbe due facce: la prima, quella di Jimènez, fatta di autobiografismo totale, non conflittuale e religiosos; la seconda, quella di Machado, laica e alla ricerca della mediazione tra arte e vita. Mai consideratosi appartenente alla Generazione del ’98, come confidò nel 1914 a Ortega, Machado non si considerava appartenente, in definitiva, a qualsiasi cosa avesse troppa trascendenza pubblica. Uomo schivo e grigio, di tardiva rivelazione letteraria (fino al 1903 aveva pubblicato solo qualche articolo umoristico), si sposò tardi, visse sempre in provincia e non ebbe mai una casa sua. Appassionato di corride e frequentatore di tertulias poco letterarie, l’apparente convenzionalismo dell’uomo pubblico si scontra con la sua fortissima vita interiore. Libero dal marchio dell’istruzione gesuitica, Machado coltivò sempre, come la famiglia, forti valori di rispetto delle idee altrui, di laicismo, di relativismo e di senso della precisione, del dovere e del lavoro, lontano dal velleitarismo individualistico da piccolo borghese. Nato a Siviglia, si trasferì con la famiglia a Madrid, dove il nonno aveva acquisito la cattedra all’università. Se l’esperienza madrilena fu importante e formative per il giovane Antonio, il ricordo dell’infanzia Sivigliana rimarrà sempre nel profondo del cuore, tornando spesso nei suoi componimenti e innestandosi più o meno segretamente col tema del rapporto coi genitori. Gli studi madrileni nella Istituciòn Libre de Ensenanza furono fondamentali: deve a questi Machado una discreta parte dei suoi atteggiamenti più caratteristici: abitudine allo spirito critico, al rigore, radicalismo ideologico, giacobinismo, astrattezza. Tutta la storia di Machado può essere raccontata nei termini dell’avvicinamento o del distacco dalla Instituciòn, che se lasciò intatti in lui gli insegnamenti più profondi – eticità e responsabilità – se ne distaccò per la propensione per gli ambienti artistici e per la ripulsa verso un’impostazione elitaria, settoriale e specializzante, dell’intellettualità della scuola in questione.


Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
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