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Il concetto di Canone


Il canone è un altro concetto fondamentale per lo studio della tradizione letteraria. Fausto Curi lo definisce come una struttura legislativa, un insieme di norme stilistiche incarnato in alcuni autori e solo in quelli, è dunque un codice. Bisogna però aggiungere che il codice, cioè il canone, si costituisce quando una civiltà letteraria è arrivata ad un certo punto del suo sviluppo e sente il bisogno non solo di una autocomprensione ma anche di renderla certa e permanente, elaborando delle regole inflessibili che istituiscono il canone, che una volta fondato consente l'autofondazione di una civiltà letteraria.
Chi finisce nel canone? Quegli autori e quelle opere che le istituzioni ritengono valide e regolari secondo criteri aprioristici di dignità ed eccellenza artistica, morale eccetera. Canone in greco significa appunto regola e già in Grecia era nozione classica, come insieme di opere di un certo autore o insieme di opere di autori rappresentativi di un genere. È ovvio che il canone lavora su criteri di esclusione e di inclusione, legittimando il testo mediante un esercizio critico che elegge delle autorità, cioè gli autori eccellenti. Pensiamo al canone bembiano ad esempio.
Il canone non è naturalmente immutabile, pensiamo al caso di Ariosto. Negli ultimi anni poi grande influenza hanno avuto i Cultural Studies americani, che hanno attaccato massicciamente il canone tradizionale accusandolo di antidemocraticismo e repressività, veicolo delle ideologie dominanti che hanno escluso molte voci (donne, neri, gay) perchè rei di non essere portavoce di ideologie forti o perchè incapaci di essere ridotti a modelli unificanti. La risposta dei conservatori è arrivata nel 1994 con Harold Bloom è il suo provocatorio Il canone occidentale. Bloom definisce i rappresentanti dei Cultural Studies rappresentanti della critica del risentimento e attraverso la difesa di Dante, Shakespeare, Cervantes, non vuole solo sostenere una sua estetica ma l'insegnamento stesso di una serie di autori e di libri che la più ampia inclusione di testi extraletterari nei curricula degli studenti americani tende ad escludere. È ovvio che in gioco entrano problemi come la salvaguardia di certe identità professionali, di certi valori, di una certa immagine del passato e del presente, la convivenza tra vecchio e nuovo.

Tratto da LETTERATURE COMPARATE di Gherardo Fabretti
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