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Il "De Coniuratione Catilinae" di Lucio Sergio Catilina

Lucio Sergio Catilina, perse le elezioni per il consolato del 62 a.C., vinte da Cicerone e in seguito a ciò si dette ad organizzare una rivoluzione facendo leva sull’inquietudine che all’epoca si era diffusa in Italia presso varie classi sociali e proponendo la cancellazione dei debiti.  Cicerone riuscì a farlo arrestare avendo in mano prove schiaccianti da portare in senato che portarono all’arresto e alla condanna a morte dei capi della congiura che si trovavano ancora in città. Catilina entrò subito in guerra aperta con Roma: il console Antonio marciò contro di lui nel 62. Dopo una lunga battaglia lo sconfisse e lo uccise. Sallustio, che fu uno dei suoi più accaniti detrattori, gli riconobbe coraggio e attitudine al comando; tuttavia, sentenzia lo storico, alla base del suo operato vi fu soltanto una sfrenata ambizione. Sallustio non vedeva il pericolo della congiura in sé, ma piuttosto uno dei sintomi più evidenti della lenta decadenza della moralità romana. In due lunghe digressioni  egli tratta in maniera approfondita il problema della degenerazione del costume romano.

14.2.1 Le due digressioni.
Nella prima  – la cosiddetta archeologia – delinea una rapida storia dell’ascesa e della lenta decadenza della città di Roma, cominciata – a parer suo – con la distruzione della città di Cartagine e con la conseguente cessazione del metus hostilis, di quel timore dei nemici che aveva sempre tenuto compatto il tessuto della cittadinanza romana. Nella  seconda digressione, posta al centro dell’opera, rafforza la sua precedente denuncia rivolta stavolta al periodo che va dalla dominazione di Silla alla guerra civile tra Cesare e Pompeo. La condanna dello storico è rivolta sia ai populares – demagoghi che aizzano la plebe con false promesse – sia ai nobiles – aristocratici che combattono solo per tutelare i propri interessi e salvaguardare i loro privilegi – . Sallustio insiste sull’abolizione della conflittualità dei partiti, al fine di salvaguardare i ceti possidenti. 


Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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