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La nuova storiografia di Gaio Sallustio Crispo



CORNELIO NEPOTE  → 99 a.C. Mantova – 24 a.C. Roma

GAIO SALLUSTIO CRISPO →  86 a.C. Amiterno – 34 a.C. Roma
Gaio Sallustio Crispo nasce ad Amiterno nel 86 a.C., nella regione della Sabina, da famiglia plebea.  Homo Novus, diventa questore nel 54 o nel 53 a.C., poi, schieratosi con i populares, diventa tribuno della plebe nel 52 a.C. Mentre ricopriva questa carica accusò ripetutamente Milone, uccisore di Clodio, e Cicerone, che provava simpatia per esso. Nel 50 a.C. viene espulso da Roma per decisone del senato, che lo accusa di indegnità morale. Con lo scoppio della guerra civile torna a Roma e si schiera con i cesariani. Dopo la vittoria di quest’ultimi, Cesare lo nomina pretore nel 47 a.C. e governatore della provincia di Africa Nova nel 47 a.C.  Contrariamente a quanto Sallustio predica nelle sue opera, il suo fu un governo pessimo. Si arricchì notevolmente alle spalle dei provinciali, governando con rapacità. Tornato a Roma fu (inutilmente) accusato di malversazione (= estorsione). Divenne proprietario di eleganti giardini, i cosiddetti horti Sallustiani  nei quali si rifugiò dopo essersi ritirato dalla vita politica, su consiglio di Cesare, il quale temeva una nuova espulsione. Dedicò il resto della sua vita alla composizione di monografie storiche: il de coniuratione Catilinae, il bellum Iugurthinum e le Historiae, quest’ultima rimasta incompiuta per la morte dell’autore, avvenuta nel 35 – 34 a.C.

Una nuova storiografia.

Tutte le opere di Sallustio rivelano un progresso notevole sui suoi predecessori annalisti, sia nell’efficacia della narrazione sia nel metodo scientifico: egli, infatti, inaugura la monografia come genere letterario. La monografia rappresenta un passo decisivo della storiografia romana: essa presuppone, infatti, la selezione e la trattazione approfondita e criticamente fondata di un argomento specifico e delimitato, in genere relativo ad un periodo breve e abbastanza recente, rispetto all’autore che ne scrive. Fu proprio con Sallustio che la monografia raggiunse la sua migliore e più completa espressione storiografica: lo storico sentiva, infatti, il genere monografico come il più vicino alla propria sensibilità e se ne servì come di uno strumento di analisi che gli permettesse di   scoprire le cause della crisi sociale e politica che aveva colpito Roma nel I secolo a.C.  I suoi personaggi, soprattutto Lucio Sergio Catilina, Giugurta, Caio Mario e Lucio Cornelio Silla, sono tratteggiati a tinte forti e vivaci. Egli scelse questi personaggi, in particolar modo i primi due, perché rimase influenzato dal loro carattere potenzialmente dannoso delle loro azioni. Tutte le sue monografie hanno un argomento in comune: la lotta dei populares, in fasi successive, contro i nobiles e tutte le sue opere contengono un ampio proemio per mezzo del quale Sallustio giustifica il fatto di essersi ritirato dalla vita politica per dedicarsi alla composizione di opere a carattere storico. Il lato debole di Sallustio sta nella ricorrente approssimazione e imprecisione in ambito geografico e cronologico e nella sua propensione per i populares e nella sua ostilità verso i nobiles. Giustificabile se pensiamo che Sallustio era un homo novus. Egli, comunque, riconosce i valori degli avversari e, quando è necessario, gli errori della sua posizione.  

Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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