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Quinto Ennio e le opere principali

QUINTO ENNIO → 239 a.C. Rudiae (Lecce) – 169 a.C. Roma

Nato in quella che i Romani chiamavano Calabria, Ennio, secondo Gellio, non smetteva mai di dire che possedeva tre cuori, messapico, romano e greco poiché tre erano le lingue che sapeva parlare: romano, greco e osco. Combattè nella Seconda Guerra Punica (219 – 202 a.C.) come alleato di Roma e ivi giunse grazie a Catone, conosciuto in Sardegna nel 204 a.C. A Roma fece l'insegnante e scrisse per il teatro e non tardò ad entrare nell'aristocrazia filo ellenica degli Scipioni, desiderosa di sprovincializzare la cultura romana. Come voleva il costume ellenistico, seguì Marco Fulvio Nobiliore nella spedizione contro la lega etolica per celebrarne le imprese in una praetexta che prendeva il nome dell'ultima roccaforte conquistata, Ambracia. Grazie al figlio di Nobiliore, Quinto, Ennio ottenne la cittadinanza romana.
Le opere meno conosciute di Ennio sono l'Hedyphagetica, un poemetto gastronomico in esametri; il Sota, una composizione in versi sotadei a carattere parodistico e licenzioso; Saturae; Scipio.

Gli Annales


Chiaramente sono gli Annales a segnare una nuova fase nella produzione epica latina, non solo per l'abbandono del saturnio a favore dell'esametro, ma anche per il rifiuto della struttura del carmen continuum. Ennio divise invece la sua opera in libri, secondo il costume greco, e ne compose diciotto, nei quali narrava la storia di Roma dall'archeologia mitica fino ai suoi tempi. L'opera si apre con la tradizionale invocazione alle muse e nel proemio racconta che Omero, apparsogli in sogno, gli aveva rivelato di essersi reincarnato in lui. Ennio crede nella metempsicosi e celebra la sua investitura poetica in un modo così forte che rimarrà indelebilmente impresso nell'immaginario poetico di una latinità che ostinatamente voleva appropriarsi del patrimonio culturale greco.
Il secondo proemio degli Annales si trova nel settimo libro (e questo ci fa pensare ad una pubblicazione episodica dell'opera) dove prima prende le distanze dai suoi predecessori che utilizzavano il saturnio, e poi si definisce dicti studiosus, che ricalca il greco philologos, che riassume i tratti essenziali del letterato ellenistico, riconosciuti da Ennio nella polimorfia, nello sperimentalismo, nel gusto grammaticale ed erudito, nell'interesse eziologico.

Un diverso epos


Se Nevio nella costruzione dell'epos nazionale aveva scelto un singolo evento storico, la Prima Guerra Punica, Ennio scelse di ripercorrere per intero la storia di Roma, sul modello delle cronographiae greche tralasciando però il precetto callimacheo della brevitas.
Il nesso mito – storia, la prospettiva provvidenzialistica di un'ascesa di Roma voluta dal fato e sostenuta dalla virtus, costituiscono elementi di continuità rispetto a Nevio anche se l'esaltazione delle grandi personalità fa riferimento chiaramente al suo legame con gli Scipioni.
Quella di Ennio non è un'opera fatta di trionfalismi, anzi, egli coglie le dolorose responsabilità, le curae, il senso dell'officium dovuto alla comunità e la superiorità della sapientia sulla potentia bellica. Il costo tragico della storia viene spesso messo in luce attraverso la sofferenza femminile, come ad esempio nel caso del sogno di Ilia, futura madre di Romolo e Remo, che nella sua esperienza onirica prevalgono solitudine e smarrimento anziché fiducia nelle “magnifiche sorti e progressive”. Il patetismo enniano è anche quello dell'Adromaca che ci rivela un Ennio che conosce Euripide e Apollonio, che ama le personalità d'eccezionee e che non è insensibile al fascino dell'orrido.

Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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