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Il movimento greco nella guerra d’indipendenza (1821-1832)


La rivoluzione (1821-1824)
Lo scoppio della rivoluzione avvenne in due punti: nel 1821, Alessandro Ipsilanti entrò in Iasi e proclamò la rivoluzione in Moldavia e in Valacchia. Ma un movimento greco nei suoi moventi e nei suoi fini non poteva trovare un solido appoggio in quelle popolazioni locali. Tudor Vladimirescu che, d’intesa con l’Eteria, aveva sollevato i contadini valacchi, separò la sua causa da quelli dei greci, non appena la Russia fece sentire la sua disapprovazione. Egli fu arrestato e mandato a morte. I turchi riuscirono a soffocare la rivolta in Valacchia. Alcuni mesi dopo Dikaios Papaflessas e altri membri dell’Eteria, superate le incertezze dei notabili (le persone socialmente più importanti e capaci d'influire sulla vita politica di un determinato luogo; il termine, generico, è utilizzato in particolare per designare i principali esponenti dell'amministrazione e della politica nella formazione degli stati contemporanei, proclamarono la rivoluzione nel Peloponneso, nella Grecia continentale e alle isole più vicine. Delle isole lontane, soltanto Samo seppe resistere fino alla fine della guerra.
Durante il periodo 1821-1824 la rivoluzione fece rapidi progressi. Le forze irregolari, costituite dai klefti e dal naviglio delle isole, riuscirono a impossessarsi di molte fortezze e a ricacciare le spedizioni dei turchi, per mare e terra. Fu costituita una serie di governi locali, tutti sotto il controllo dei notabili: il Senato del Peloponneso, il Senato della Grecia continentale dell’ovest, l’Areopago per la Grecia continentale dell’est. Le isole avevano anch’esse i loro governi locali. La prima assemblea nazionale, che si tenne nei pressi dell’antica Epidauro, votò una costituzione democratica (gennaio 1822) che creava il primo governo generale della Grecia, senza sopprimere i governi locali. Conformemente alle idee dell’epoca,si distingueva un potere esecutivo, di cui risultano investiti 5membri, cui era demandata la nomina dei ministri, e un potere legislativo, di cui partecipavano ad un tempo l’esecutivo e una Camera formata in elezioni di diversi gradi, il cui corpo elettorale era costituito dai notabili delle province, e la cui durata fu stabilita in un anno. L’assemblea nazionale di Epidauro proclamava l’indipendenza della Grecia, dava alla rivoluzione il crisma solenne di “rivoluzione nazionale”. È interessante notare che uno dei primi atti della rivoluzione fu l’abolizione della schiavitù. Gli sviluppi della guerra avevano però aumentato l’influenza dei capi militari che rappresentavano in parte la classe contadina, e che rivendicavano una maggiore partecipazione al governo del paese. Da qui il contrasto che esisteva fin dall’inizio fra i due gruppi sboccò, nel 1823-24, in una guerra civile aperta. In una prima fase, i notabili delle isole, di tendenze borghesi, alleati con i notabili del Peloponneso, riuscirono a tener da parte i militari capeggiati da Kolokotronis. Si trattava dei due gruppi di notabili che avevano già dominato alla seconda assemblea nazionale riunita ad Astro (1823), la quale rappresenta per l’organizzazione dello stato greco un progresso reale. I governi locali erano stati aboliti, le norme circa i diritti della persona avevano ricevuto una formulazione più precisa. L’alleanza tra i notabili fra le isole e quelli del Peloponneso, tuttavia, non resistette. La guerra civile tornò ben presto a divampare. In questa seconda fase i combattenti delle isole, appoggiati dagli elementi liberali e dagli intellettuali che si portavano dietro la maggior parte del popolo, ebbero il sopravvento sui notabili del Peloponneso, e presero in mano i destini della Grecia sotto la guida di Giorgio Koundouriotis e del fanariota Alessandro Maurocordato, la personalità politica di maggior rilievo della rivoluzione.

Tratto da LINGUA E LETTERATURA NEO-GRECA di Gabriella Galbiati
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