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Il risveglio nazionale Greco (1715-1821)


Il secolo XVIII segna una svolta decisiva nell’evoluzione della nazione greca. Con la conquista del Peloponneso nel 1715, giunge a compimento l’unità politica dell’ellenismo sotto i turchi. Si chiude l’epoca delle guerre continue nei Balcani. La flotta commerciale greca, che fin dall’inizio del secolo XVIII si limitava a fare del cabotaggio (viaggio e trasporto per mare non lontano dalle coste), aumenta in numero di navi e in tonnellaggio, e comincia a cimentarsi nella navigazione mediterranea fuori dalle acque territoriali turche. Le guerre marittime tra la Francia e l’Inghilterra, che vedono la flotta greca prestare i suoi servigi a tali potenze, concorrono ad imprimere uno sviluppo rapido alla navigazione greca. Due sono le tappe fondamentali di questa evoluzione: il trattato di Kuchuk Kainarij (1774), in virtù del quale la Russia ottiene dalla Sublime Porta (termine usato per indicare l’Impero ottomano) la protezione dei sudditi ortodossi dell’Impero ottomano e l’autorizzazione per i greci di viaggiare battendo bandiera russa; e le guerre della rivoluzione francese e di Napoleone, quando il naviglio greco, rompendo il blocco inglese, rifornisce la Francia e i paesi occupati, e quando Salonicco, unico porto libero del Mediterraneo durante il blocco continentale, diventa il grande porto franco del commercio di tutta l’Europa centrale. Alla fine del secolo i greci riescono quasi a soppiantare i francesi in Oriente e a fare agli inglesi concorrenza. L’attività del commercio ha come riflesso un aumento nella produzione del paese. L’artigianato tende a uscire dall’economia domestica; si costituiscono compagnie di artigiani e di commercianti, vere e proprie società per azioni, le quali, per controbilanciare la scarsità di grandi capitali, sono fra le prime del mondo economico europeo ad introdurre il principio di collaborazione tra capitale e lavoro (compagnia di navigazione delle isole egee), e creano delle forme cooperative, come le compagnie di Mademochoria e di Ambelakia, che suscitano l’ammirazione dei contemporanei.
Durante il secolo XVIII, la posizione dei fanarioti nell’amministrazione dei turchi si consolida. Grazie alla loro conoscenza degli affari dell’Europa, essi fanno assumere alla carica di drogman della Porta un’importanza quasi pari a quella del ministro degli affari esteri dell’Impero. Più ancora, avendo in mano gli affari della Chiesa ortodossa, i fanarioti costituiscono l’elemento politico primordiale della nazione. La Chiesa, come istituzione, conserva tuttavia integra la sua potenza. Essa continua a rappresentare la più alta forma politica che abbraccia tutta la nazione: le strutture politiche locali, in quanto la riconoscono quale autorità suprema, trovano in essa il legame che le unifica.
Durante i primi tre quarti del secolo XVIII sono i fanarioti che dirigono la vita intellettuale e la vita politica dei greci, cercando di formulare e di imporre una loro ideologia. Sorgono dovunque scuole e si promuove l’istituzione di stamperie e la pubblicazione di libri greci. Si diffonde la conoscenza delle filosofie di Malebranche, Leibinitz, Wolf, Locke, Spinoza, Voltaire, Rousseau e degli enciclopedisti di cui cominciano ad apparire le traduzioni.

Tratto da LINGUA E LETTERATURA NEO-GRECA di Gabriella Galbiati
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