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La letteratura cretese : L'Erotocrito

La letteratura cretese : L'Erotocrito



Un terremoto scosse Creta nel 1508 e diede occasione a un componimento poetico di Emanuele Sklavos. Dopo aver descritto le bellezze dell’isola colpita dal flagello, il poeta si augura che le vittime della calamità, veneti e cretesi, vadano insieme in Paradiso.
Ricordiamo anche “La bella pastora” che riprende il dramma pastorale italiano. Il carme narra di un giovane pastore colpito dall’amore e svenuto per una bella pastora. Ciò conduce il giovane nella grotta che le serve di casa e lo fa rivenire. I due si scambiano anelli di fidanzamento e il giovane si impegna a tornare di lì a un mese, ma una malattia glielo impedisce. Dopo due mesi giunge al luogo convenuto e trova un vecchio vestito a lutto. È il padre della pastora; da lui apprende che la fanciulla è morta d’amore. Straziato dal dolore, il giovane si condanna ad errare tra i dirupi, abbandonando i parenti e il gregge.
L’Erotocrito è l’opera più rappresentativa e vitale della letteratura cretese. Nella forma esso si presenta come un poema epico con rima baciata. Si tratta di una storia d’amore in versi. L’azione si svolge in Grecia. Eraclio, re di Atene, ha una figlia unica, la bellissima Aretusa. Se ne innamora Erotocrito (“il tormentato d’amore”), figlio del consigliere del re. La forza della passione spinge ogni notte Erotocrito a recarsi con il suo liuto sotto le finestre del palazzo reale per cantare versi d’amore. Trascrive i versi per poterseli ricordare. Il re tenta vari agguati per scoprire l’identità del corteggiatore di Aretusa e per questo Erotocrito interrompe le sue passeggiate notturne. Aretusa se ne affligge e confessa tutto alla sua nutrice. Erotocrito parte e suo padre si ammala. La regina con la figlia gli fa visita. Aretusa trova una casetta nel giardino in cui Erotocrito è solito trattenersi e in cui vi sono conservati i versi d’amore. Erotocrito torna per il padre e scopre che Aretusa sa tutto e teme che ella l’abbia detto al padre. Ma il re non sa nulla e il giovane torna così a frequentare la corte e prende parte alla giostra. Erotocrito vince e riceve dalle mani di Aretusa il premio. In seguito, la fanciulla gli dichiarerà il suo amore. Per questo, Erotocrito chiede al re la mano di Aretusa ma questi lo manda in esilio. La fanciulla gli dona però un anello, pegno della sua fedeltà. Il re però vuole sposarla al principe di Bisanzio. La fanciulla rifiuta e il padre la chiude in prigione. Nel frattempo scoppia la guerra tra il re dei Valchi e il re di Atene. Erotocrito corre a combattere per la sua patria, uccidendo molti vlachi e salvando Eraclio che era stato rapito. Il re dona così a Erotocrito la metà del suo regno e chiede la mano di Aretusa. Il romanzo si conclude felicemente con le nozze dei due innamorati.
“Erotocrito” è tratto dal romanzo francese “Paris et Vienne”, scritto nella I metà del XV secolo. Tanto Paris nel romanzo francese quanto Erotocrito amano la figlia del proprio signore e cantano sotto il balcone della bella inaccessibile. I padri delle fanciulle, per conoscere gli ignoti cantori ricorrono al medesimo espediente, senza avere alcun esito. Nell’originale francese, le avventure di Paris sono connesse alle Crociate. Le vicende finali sono comunque identiche.
Gli ultimi versi del poema ci dicono che è di Vincenzo Cornaro da Sitia (Creta). Questi è morto nel 1677 ed è il discendente di una famiglia veneta ellenizzata, stanziata nell’isola da lungo tempo.
Il romanzo è imbevuto di vita greca e ne riprende il folklore e la tradizione poetica. L’autore sa ritrarre i personaggi in modo preciso, dimostrando grande spirito di osservazione. Egli è amante delle ripetizioni e non desideroso di giungere alla meta. Usa il dialetto orientale dell’isola e il distico (due versi).
L’influenza dell’arte italiana è più evidente nel teatro cretese. Il termine fu creato dal Sathas nel 1879 per intitolare il suo volume che contiene due composizioni drammatiche già note e tre inediti. Al noto “Sacrificio di Abramo” (1635) e alla “Erofile” (1637), si aggiungono la tragedia “Zenone”, il dramma pastorale “Ghiparis” e la commedia “Stathis”.

Tratto da LINGUA E LETTERATURA NEO-GRECA di Gabriella Galbiati
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