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Gadamer - Il linguaggio e la comprensione del mondo


Gadamer giustifica la scelta di parlare di “comprensione del mondo”. Non è una forma di comprensione del mondo in cui la fisica potrebbe chiudersi in un edificio dottrinale unitario. Non si tratta di comprendere in tal senso. Il titolo va interpretato così: comprendere è comprendere sé nel mondo.

Ci domandiamo cos’è questo essere-nel-mondo. Per Gadamer il mondo non è come un oggetto; il mondo esiste come orizzonte. La parola orizzonte evoca l’esperienza viva che tutti conosciamo. Lo sguardo è indirizzato all’infinito della lontananza, e ad ogni passo compiuto si dischiudono nuovi orizzonti. Il mondo è in questo senso uno spazio illimitato in cui cerchiamo il nostro orientamento.

Se il mondo non è qualcosa di dato, tanto meno lo è il nostro essere nel mondo. La precaria posizione dell’uomo, intermedia tra un essere vivente della specie animale e un essere dotato di pericolosi mezzi per pensare, ha tratto l’uomo al di qua delle linee dell’istinto entro le quali altrimenti la natura spinge gli esseri viventi. Così l’uomo è messo a parte in una strana libertà.
Kant ha chiamato la libertà fatto di ragione. Ciò significa che per noi, esseri razionali che vogliono comprendere se stessi, è inevitabile imputarci, là dove abbiamo possibilità di scelta, la responsabilità delle nostra decisione. Dobbiamo pensar noi stessi, se vogliamo vivere in questo mondo comune ed edificare intorno a noi istituzioni sociali, ordinamenti giuridici ed etici e una convivenza pacifica tra i popoli. Nella filosofia morale di Kant ciò ha trovato fondamento nell’imperativo categorico.

Tratto da LINGUAGGIO di Domenico Valenza
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