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"Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti



Parzialmente ispirato a Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori, Rocco e i suoi fratelli appartiene in realtà a quella categoria di film viscontiani che enunciano e denunciano ispirazioni plurime, alcune evidenti e conclamate, altre più segrete e occulte. Qui, infatti, accanto alla esplicita fonte nestoriana sono da registrare altre, e tutte implicite, suggestioni culturali: dal Verga de I Malavoglia, cui Visconti ha dichiarato di essersi rifatto come in un seguito ideale de La terra trema, al Thomas Mann di Giuseppe e i suoi fratelli, da L’idiota di Dostoevskij (al cui protagonista Myskin, il rappresentante più illustre della bontà fine a se stesa, si rifà chiaramente il personaggio di Rocco) al clima e ai personaggi di Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller.
Per quanto abbia accenti da tragedia classica e turgori da saga familiare romanzesca, Rocco e i suoi fratelli è soprattutto un possente melodramma. Del melodramma ha svariate scansioni: pochi assolo, alcuni duetti, molti terzetti, quartetti, quintetti o sestetti. Il racconto è suddiviso in cinque macroepisodi uno per ciascun fratello (Vincenzo, Simone, Rocco, Ciro e Luca), mentre la bella musica di Nino Rota, incentrata su due temi (il tema del paese e il tema di Nadia) e sulle loro variazioni sottolinea la chiave di molti episodi, in analogia con quanto Visconti aveva fatto in senso con la partitura di Bruckner.

Tratto da LUCHINO VISCONTI di Marco Vincenzo Valerio
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