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Gli investimenti in Scorte


Gli investimenti in scorte sono nello stesso tempo risibili e di grande importanza.
La sua notevole volatilità lo rende fondamentale per lo studio delle fluttuazioni cicliche: nelle fasi di recessione le imprese smettono di rifornire i magazzini a fronte del consumo o della vendita dei beni accumulati, e l’investimento in scorte diventa negativo.
In una tipica recessione più della metà della riduzione della spesa deriva dal ridimensionamento degli investimenti in scorte.

I motivi per cui si costituiscono scorte. Le scorte hanno funzioni molteplici:
uniformare il livello di produzione nel tempo: un’impresa invece di adeguare la produzione alle oscillazioni delle vendite, può trarre vantaggio dal produrre beni in volumi costanti (uniformazione della produzione);
permettono all’impresa di operare con maggiore efficienza. Possiamo considerarle come fattori di produzione: quanto maggiore è lo stock di scorte, tanto maggiore è il volume di produzione che essa può raggiungere.
Evitare di esaurire un bene nel momento in cui le previsioni di vendita sono buone. In questo caso le scorte assolvono il compito di evitare le rotture di stock.
Molti beni richiedono numerose fasi di produzione e perciò tempi di fabbricazione prolungati. Quando un prodotto è completato solo parzialmente, le sue componenti vengono rilevati come parte di scorte delle imprese (semilavorati).

Il modello dell’acceleratore delle scorte.
Esistono molteplici modelli per gli investimenti in scorte.
Un modello semplice è il modello dell’acceleratore. Questo modello ipotizza che l’impresa detenga uno stock di scorte proporzionale al suo livello di produzione. Dunque, detto N lo stock di scorte dell’economia e Y il prodotto avremo N = βY,  dove β è un parametro che misura la quantità di produzione che le imprese desiderano detenere sottoforma di scorte.
Gli investimenti in scorte I sono espressi dalla variazione dello stock di scorte ΔN, per cui:
I = ΔN = βΔY.
Il modello dell’acceleratore prevede che gli investimenti in scorte siano proporzionali alla variazione della produzione. quando la produzione aumenta, le imprese desiderano detenere più scorte, cosi gli investimenti scorte sono elevati; invece quando diminuisce, le imprese desiderano ridurre le scorte a disposizione (investimenti scorte negativi).
Dato che la variabile Y è il tasso a cui l’economia  produce beni e servizi, ΔY è l’acceleratore della produzione.

Scorte e tasso d’interesse reale
Anche gli investimenti scorta dipendono dal tasso di interesse reale aumenta, detenere scorta diventa più costoso e l’impresa razionale tenta di ridurle; di conseguenza un tasso di interesse reale fa diminuire gli investimenti scorta. (negli anni ’80 molte imprese hanno aderito al modello di produzione ”just in time”).

Riconsiderando i diversi modelli proposti, possiamo individuare 3 temi fondamentali:
Molti tipi di spesa per investimenti dipendono dal tasso di interesse reale. Un più elevato tasso di interesse reale fa aumentare il costo del capitale per le imprese che investono in capitali e macchinari, aumenta il costo del mutuo per gli individui che acquistano immobili residenziali e aumenta il costo associato alla costituzione di scorte;
Diverse cause concorrono allo spostamento della funzione di investimento. Un miglioramento della tecnologia disponibile fa aumentare il prodotto marginale del capitale e gli investimenti fissi produttivi; un aumento della popolazione fa aumentare la domanda di abitazioni e gli investimenti residenziali. Infine, diversi interventi di politica economica, come variazioni degli sgravi fiscali per gli investimenti o delle aliquote dell’imposta sui redditi d’impresa, alterano gli incentivi agli investimenti e provocano cosi spostamenti della funzione di investimento;
È naturale aspettarsi che gli investimenti siano fortemente volatili nelle diverse fasi de ciclo economico, dato che la spesa dipende dalla produzione dell’economia, oltre che dal tasso di interesse.

Tratto da MACROECONOMIA di Alessia Chiovaro
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