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Gli investimenti

Gli investimenti sono la componente più volatile del PIL. Quando, durante una recessione, la spesa per beni e servizi diminuisce, gran parte della diminuzione è da ascrivere alla caduta degli investimenti. Gli economisti studiano gli investimenti per aver una maggiore comprensione delle fluttuazioni cicliche del prodotto aggregato di beni e servizi di un’economia. 

Ci sono 3 tipi di spesa per investimenti: 
Investimenti fissi produttivi: includono attrezzature e strutture che le imprese acquistano per utilizzo produttivo; 
Investimenti residenziali: includono abitazioni di nuova costruzione che gli individui acquistano (sia per uso personale che a scopo di locazione)
Investimenti scorte: comprendono i beni che le imprese immagazzinano come prodotti finiti, semilavorati e materie prime.

Gli investimenti fissi produttivi.
Rappresenta la porzione più ampia di spesa per investimenti. Il termine “fissi” significa che si tratta di una spesa per beni capitali che verranno utilizzati per un periodo di tempo prolungato. Diversamente dagli investimenti scorta, che riguardano beni destinati ad essere utilizzati e rivenduti in tempi brevi.
Il modello standard degli investimenti fissi è il cosiddetto modello neoclassico degli investimenti: un modello che esamina i benefici e i costi che derivano dal possesso di beni capitali. Tale modello dimostra come il livello degli investimenti (cioè l’aumento dello stock di capitale) sia correlato al prodotto marginale del capitale, al tasso d’interesse e al trattamento fiscale delle imprese.
Per sviluppare il modello dobbiamo supporre che esistano 2 tipi di impresa:
Imprese di produzione che producono beni e servizi utilizzano capitale in locazione;
Imprese di locazione che fanno tutti gli investimenti dell’economia, acquistando beni capitali e cedendoli in locazione alle imprese di produzione.
Questa dicotomia  è puramente esemplificatrice dato che le imprese svolgono entrambe le funzioni.

Il prezzo di locazione del capitale
L’impresa prende il capitale in locazione al tasso di locazione r, e vende il proprio prodotto al prezzo p: il costo reale dell’unità di capitale per l’impresa di produzione è R/P. il beneficio reale di una unità di capitale è il prodotto marginale del capitale, PMK, che diminuisce all’aumentare dello stock di capitale dell’impresa. L’impresa, per massimizzare il profitto, quindi, prende in locazione il capitale finchè il suo prodotto marginale è uguale al prezzo di locazione reale.

Molti economisti considerano la funzione di produzione Cobb-Douglas una buona approssimazione delle modalità con cui il sistema economico trasforma capitale e lavoro in beni e servizi.
La funzione Cobb-Douglas è: Y = AKα L1-α
Y = prodotto; K = capitale; L = lavoro; A = parametro che misura il livello della tecnologia disponibile; α = parametro compreso tra 0 e 1 che misura la quota di prodotto attribuibile al capitale.
Nella funzione di produzione Cobb-Douglas il prodotto marginale del capitale è: PMK = αA(L/K) 1-α.
Poiché nella condizione di equilibrio il prezzo di locazione reale è uguale a PMK possiamo scrivere:
R/P =  AK α L1-α
Questa espressione identifica le variabili che possono influenzare il prezzo reale del capitale ed evidenzia che:
Quanto più basso è lo stock di capitale, tanto più elevato è il prezzo reale di locazione del capitale;
Quanto più elevata è la quantità di lavoro utilizzata, tanto più elevato è il prezzo reale di locazione del capitale
 Quanto più avanzata è la tecnologia, tanto più elevato è il prezzo elevato di locazione del capitale.
Eventi che riducono lo stock di capitale (es. terremoto, incendio...), aumentano l’occupazione (es. espansione della domanda aggregata), o migliorano la tecnologia (es. scoperte scientifiche) fanno aumentare il prezzo reale di locazione del capitale.

Tratto da MACROECONOMIA di Alessia Chiovaro
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