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I limiti della riforma manageriale

Cambiamenti di questo genere richiedono tempi di maturazione e metabolizzatone non brevi.
Anche se in teoria le innovazioni introdotte erano epocali, oggi, in fase critica verso il NPA, si mette proprio in discussione la radicalità del cambiamento, sostenendo che si tratta solo di una rilettura moderna di pratiche e strumenti del passato. Si individuano almeno due grandi categorie di limiti:

1. strutturali: connessi alle condizioni ambientali e di sistema (quelli che si possono affrontare:
- la non costante coerenza del quadro istituzionale e l'incertezza su come realizzare dall'alto la riforma ha condizionato in senso negativo la riforma
- le crescenti tensioni dal lato economico e sociale, in cui la PA da un lato deve farsi carico della situazione, dall'altro è delegittimata e poco credibile agli occhi dei cittadini
2. applicativi: connessi alla modalità di impostazione e messa in atto della riforma. Alcune possibili derive sono:
- l'impossibilità di importare logiche di impresa privata
- il frequente distacco tra la legge e l'applicazione nella realtà
- una visione eccessivamente razionalista e illuministica
- l'assenza di competenze all'interno della PA, che ha fatto in molti casi dipendere la riforma dall'esterno (consulenze) conferendogli una natura determinata
- i problemi col potere politico
I prossimi anni saranno decisivi. Bisogna trovare un equilibrio tra: non spostarsi troppo su meccanismi di mercato, dimenticando l'interesse generale e non arroccarsi su posizioni troppo vecchie, basate su garantismo e burocrazia.

Tratto da MANAGEMENT PUBBLICO di Giulia Dakli
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