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Rigidità cadaverica o rigor mortis


Il rigor mortis consiste nell’irrigidimento dei muscoli volontari ed involontari, che si manifesta dopo una fase di iniziale flaccidità post-mortale.
Diventano rigide dapprima le palpebre, circa due, tre ore dopo il decesso; successivamente il rigor si estende ai muscoli mimici del volto, quindi al resto della muscolatura della testa e del collo, del tronco, dell’addome, degli arti inferiori e dei piedi.
Generalmente il processo si completa in un intervallo di tempo compreso fra le 8 e le 12 ore; raggiunge il massimo fra le 36 e 48 ore dopo la morte ed inizia a regredire una mano che l’autolisi distrugge le proteine muscolari.
La risoluzione del rigor è completamente realizzata a partire dal terzo, quarto giorno dopo la morte.
Numerosi sono i casi nei quali il decorso della rigidità presenta un andamento del tutto anomalo: è noto, ad esempio, che il rigor assume un andamento più lento nei climi freddi, umidi e poco ventilati e più rapido nei climi caldi, asciutti e ben ventilati.
La rigidità cadaverica consiste essenzialmente in un processo post-mortale di gelificazione dell’actomiosina con conseguente retrazione della fibra muscolare.
Il muscolo rimane in stato di contrattura sino a che non iniziano i fenomeni putrefattivi.

Tratto da MEDICINA LEGALE di Stefano Civitelli
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