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Nascita ed immigrazione


Venire al mondo in Italia e vivere i primi anni della propria vita in bilico tra due paesi è la situazione più diffusa fra i bambini dell’immigrazione. Spesso la mancanza delle rete familiare di supporto fa vivere una situazione di ansia per l’attesa, per la gravidanza perché non si sa cosa fare o quando farla. I primi anni di vita dei bambini immigrati sono dunque segnati e condizionati dagli obblighi di lavoro della madre o di entrambi i genitori e si ritrovano spesso a dover vivere tra due paesi. Per tutte le donne immigrate siano esse casalinghe o lavoratrici dover pensare ad un progetto di cura del proprio piccolo, inteso come sistema di tecniche, tempi, modalità di interazione tra madre e bambino, è una conseguenza della migrazione. Nel paese di origine infatti i piccoli da zero a tre anni possono contare sulle attenzioni e l’accudimento disponibili all’interno della rete familiare: nonne, zie, parenti..che integrano o sostituiscono le cure materne. (ivi pg 57) Affrontare il compito della cura del figlio per le madri straniere significa rompere con le modalità educative conosciute. Le pratiche di cura rivolte alla prima infanzia variano in maniera considerevole da una cultura all’altra e all’interno dello stesso contesto da un epoca all’altra. (ivi pg 58) Vi sono situazioni ad alto contatto ( i piccoli sono tenuti costantemente a contatto con il corpo della madre o della donna che se ne occupa insieme alla madre) oppure al contrario a basso contatto ( quando i tempi del contatto e la distanza sono maggiormente definiti): la cura dell’infanzia dipende da molti fattori tra cui: la situazione geografica e climatica, l’organizzazione familiare e sociale, il ruolo della donna, la concezione dell’infanzia e delle sue tappe di sviluppo, le rappresentazioni collettive e individuali dei valori da trasmettere, della salute ecc (ibidem). Spesso le madri immigrate utilizzano le conoscenze apprese derivate dalla loro cultura d’origine insieme a pratiche più “moderne”. Il mantenimento delle pratiche più tradizionali è fondamentale perché favorisce lo sviluppo dell’identità culturale, rassicura la madre e crea un legame di continuità tra le generazioni (pg 59) al contrario un abbandono precoce e improvviso delle cure materne tradizionali spesso disconfermate e criticate dai servizi e dagli operatori può provocare da parte delle madri immigrate un impoverimento del maternage dato che le nuove pratiche spesso non state così fortemente interiorizzate.

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