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Capaccio e San Tommaso


Un altro importante testo che riguarda la figura  del Santo è  di Giulio Cesare Capaccio, allora segretario della città, che scrisse degli altri patroni di Napoli ne "il Panegirico"
Innanzi tutto Capaccio dedicava il suo opuscolo a Claudio Milano, quale promotore dell’iniziativa. Capaccio sottolinea di San Tommaso l’origine nobile e longobarda della sua famiglia. E dei rapporti di questa coi d’Avalos. Il Capaccio sottolinea anche la parentela Sveva della famiglia di Tommaso: infatti nella linea svevo-aragonese si riconosceva la tradizione imperiale e spagnola che faceva capo a Carlo V, re di Napoli,ed in opposizione alla tradizione filo francese. Il primo grande riferimento biografico del Santo sono il suo tirocinio e i suoi studi cassinesi. L’adolescenza di Tommaso è il banco di prova della ferma decisione di darsi alla vita religiosa nell’ordine di San Domenico, nonostante le pressioni familiari.
Capaccio riassume i punti fondamentali della sua dottrina: Dio, la Trinità, l’Incarnazione, l’Eucarestia.
Seguono poi i richiami alle opere: commentari testamentari, somme e sentenze, opere filosofiche. Infine Capaccio loda le virtù personali di Tommaso: santità, castità, estasi,umiltà…; va avanti con  il ricordo della sua morte, la canonizzazione (Papa Giovanni XXII), la proclamazione di Dottore della Chiesa (Papa Pio V), e il riconoscimento del patronato napoletano (Clemente VIII).
Capaccio loda il Breve di Clemente e ne sottolinea la considerazione del Papa per la religiosità dei napoletani e per la loro devozione alla Santa Sede.
L’ultima parte del Panegirico, vuole fondere la congruenza tra il nuovo patrocinio e le tradizioni religiose ed ecclesiastiche di Napoli.
Per quanto riguarda il patronato,l esso fu molto voluto dalla nobiltà di Seggio, e nasce con una configurazione definita sulla tripla base, fissata dal Breve e dal Capaccio, della nobiltà, della dottrina e della santità. La genesi sociale dell’iniziativa si specchiava in pieno in questa articolazione e il Capaccio ne era l’autorevole portavoce. È in base a tale genesi che a suo tempo viene rivolta al Viceré la richiesta che l’atto di patronato venga stipulato dai Deputati dalle piazze ad hoc.

Tratto da NAPOLI CAPITALE di Stefano Oliviero
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