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Disfagia

Disfagia

Consiste nell'alterazione del riflesso della deglutizione e può essere una conseguenza dell'ictus ischemico oppure insorgere in quei soggetti che hanno avuto malattie cerebro-vascolari. Una volta nel faringe, il bolo attiva meccanocettori che inviano al SNC uno stimolo eccitatorio attraverso il nervo vago e il glossofarineo; questo stimolo raggiunge il bulbo dove lo stimolo viene trasmesso alle parti motorie degli stessi nervi (che sono misti: hanno una componente sia motoria che sensitiva). L'epiglottide pertanto si chiude, e si contrae la faringe: il bolo viene spinto verso l'esofago perchè non può andare nella trachea; il velopendulo occlude il passaggio in modo che il bolo non vada verso l'alto ma prosegua verso il basso. Questo meccanismo, a causa di una lesione del SNC, può essere alterato comportando una incoordinazione dei movimenti muscolari (è rara l'assenza del riflesso). In particolare, non c'è coordinazione tra contrazione del faringe e chiusura dell'epiglottide quindi il cibo finisce, oltre che nell'esofago, anche nella trachea (è evidente che il paziente tossisce). La lesione può riguardare l'arco riflesso (a livello bulbare, es. ictus o tumore) oppure, più frequentemente, le vie discendenti che controllano questo riflesso. La disfagia è particolarmente frequente quando l'ictus colpisce il lobo dell'insula dell'emisfero dx.
La sindrome pseudo-bulbare causa disfagia in assenza di chiare ed evidenti lesioni ischemiche; la malattia è progressiva e alla fine si presentano alterazioni, tra cui disfagia, paraparesi, disartria.
La disfagia può migliorare oppure risultare permanente. Il paziente può essere in grado di deglutire un omogeneizzato ma non deglutire un bicchiere d'acqua; infatti i cibi solidi sanno stimolare con efficcacia i recettori della faringe (per questo esiste l'acqua gelificata). In realtà anche i cibi che formano un bolo solido e compatto (es. carne, pane) sono estremamente pericolosi perchè rischiano di soffocare il paziente, quindi è meglio preferire i cibi di consistenza cremosa.

Tratto da NEUROLOGIA di Lucrezia Modesto
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