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Diagnosi differenziale della sindrome by proxy


Vi sono situazioni in cui una patologia pediatrica non rientra nella sindrome di munchausen by proxy:
- sindrome mascherata: quando la madre falsifica o amplifica una patologia;
- medical shopping per procura: quando i bambini hanno sofferto di una grave malattia nei primi anni di vita e da allora vengono continuamenti sottoposti a controlli medici anche per disturbi di minima entità, in questi casi, il genitore tende quasi a sostituire la figura del medico;
- sindrome da indennizzo per procura: quando il bambino assume dei sintomi riferiti dal genitore, in situazioni in cui è previsto un indennizzo economico; i sintomi variano a seconda delle conoscenze mediche del genitore; la motivazione è esclusivamente il risarcimento e i sintomi scompaiono una volta che esso è ottenuto.
E’ importante andare oltre e scavare nella psiche della madre, la quale non ha intenzione di nuocere i figli, ma questi comportamenti esprimono un estremo bisogno di protezione ed attenzione per sé; affinché si verifichi la sindrome di Munchausen per procura, è necessaria la collaborazione di tutto il sistema familiare: spesso questi genitori sono persone con bassa autostima, difficoltà nei rapporti interpersonali e forte diffidenza nei confronti delle novità. Quando questi due soggetti creano una famiglia, la nascita del figlio rappresenta un riconoscimento sociale, per cui la comunicazione intrafamiliare comincia ad essere totalmente incentrata sul nascituro; la donna sentirà per la prima volta di avere un ruolo con la funzione di accudimento del figlio, per cui la sua identità comincerà a strutturarsi nell’immagine di madre accudente che esplica al massimo il suo ruolo nei momenti di malattia del figlio; così combatte la sensazione interna di vuoto assumendo il ruolo di madri devote e pronte a sacrificarsi per i figli colpiti da una malattia rara e difficile da individuare; questa situazione è fortemente gratificante per la madre, la paura di perdita del ruolo di madre farà sì che interpreterà qualsiasi spinta evolutiva del bambino come il segno di una malattia che solo lei potrà vedere e curare.
Secondo la teoria di attaccamento di Bowlby, questa relazione madre-bambino, porterà ad uno stile di attaccamento disorganizzato e disorientato, in cui il bambino si trova davanti ad un paradosso affettivo: la persona che lo dovrebbe accudire è la stessa che lo maltratta, gli procura malattie e poi lo soffoca con eccessive cure e attenzioni; a lungo andare il bambino avrà paura di essere abbandonato o rifiutato e per questo simulerà uno stato di malattia pur di avere cure garantite, la malattia diventerà quasi una protezione perché il genitore continuerà a prendersi cura di lui solo finché presenterà sintomi fisici e la guarigione coinciderà con l’abbandono.
Tale bambino arriva a perdere la capacità di percepire correttamente le sensazioni che arrivano al corpo, fino a non essere più in grado di distinguere se i suoi sintomi sono reali, immaginati da lui o indotti da altri.; il bambino risulta spaventato, non riconosce le proprie emozioni o evita di farle emergere.
Se l’abuso non viene tempestivamente riconosciuto e il bambino allontanato dall’ambiente familiare, il bambino può presentare diverse condizioni psicologiche, come difficoltà scolastiche e di apprendimento, assenza di interazioni sociali, patologie psichiatriche.
Ai fini del trattamento, è necessario l’allontanamento del minore dal sospetto colpevole, già così potrebbe verificarsi un miglioramento del bambino; inoltre bisognerebbe avvertire la Magistratura ed i servizi sociali; il personale medico non dovrebbe essere accusatorio nei confronti della famiglia, ma supportivo e bisognerebbe garantire un’assistenza psichiatrica ai genitori, anche perché possono esservi seri tentativi di suicidio da parte della madre; inoltre bisogna agire proteggendo il bambino ed eventuali fratelli/sorelle, al fine di evitare ulteriori ferite che potrebbero essere procurate se si permettesse all’abusante di continuare nel suo comportamento.

Tratto da NEUROPSICHIATRIA INFANTILE di Anna Battista
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