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Prima visita e colloquio clinico in psichiatria dell’età evolutiva

Prima visita e colloquio clinico in psichiatria dell’età evolutiva


Una consultazione psichiatrica in età evolutiva nasce generalmente dalla constatazione di una difficoltà, che spesso giunge dai genitori, direttamente o indirettamente, o su indicazione di altre figure, come gli insegnanti. Talora, soprattutto nel caso degli adolescenti, la richiesta di un aiuto o sostegno può partire dal paziente stesso.
L’obiettivo della consultazione psichiatrica è “farsi un’idea clinica sul paziente, sulle sue difficoltà, e su come nel tempo si è arrivati alla situazione attuale”; dunque “giungere ad un quadro generale della situazione che permetta di formulare un’ipotesi diagnostica valida.
I mezzi a disposizione per fare ciò sono: il colloquio clinico e la prima visita ambulatoriale.
La procedura deve essere adattata all’età del paziente e alla situazione; è prassi far entrare sia il paziente che i genitori, tranne che in adolescenza, ciò è importante perché:
- permette di raccogliere le informazioni necessarie e prendere nota eventualmente dei differenti punti di vista dei presenti;
- costituisce un’occasione per effettuare una prima, e informale, osservazione del paziente, dei genitori e delle dinamiche del nucleo familiare;
ed inoltre l’esplicita richiesta di parlare di fronte al bambino permette ai genitori di esprimere apertamente le loro preoccupazioni, disinnescandone l’aspetto di segreto, e mettendoli più in contatto con il figlio e le sue difficoltà.
Occorre spiegare a grandi linee cosa avverrà nel colloquio e rimanere recettivi e disponibili a quanto avviene nella stanza sul piano verbale e non.
La raccolta dei dati anagrafici, di alcune notizie sul gruppo familiare, sui genitori può essere un buon tramite per aprire l’incontro.
Nel caso degli adolescenti la prassi cambia, perché bisogna tener conto della specificità di questa fase evolutiva; è indicato offrire spazi separati: il colloquio con l’adolescente da una parte e quello con i genitori dall’altra; ma non devono essere 2 clinici differenti ad occuparsene, è fondamentale infatti che sia lo stesso clinico, in modo da potersi costruire un’impressione unitaria.





Tratto da NEUROPSICHIATRIA INFANTILE di Anna Battista
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