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Il fenomeno delle nominalizzazioni: definizione e modalità

Uno degli strumenti sviluppati dalle lingue per operare dei passaggi tra classi lessicali è quello della nominalizzazione. Secondo la definizione riportata da Jezek (2005):
“la nominalizzazione può essere definita come il fenomeno che consiste nell’utilizzare in un contesto nominale del materiale linguistico che originariamente non lo è”. (Jezek 2005, p.126)

In linguistica quindi la nominalizzazione è il processo attraverso cui un elemento lessicale, di solito un verbo, ma anche un avverbio, un aggettivo, una costruzione lessicale, o un qualsiasi elemento linguistico che non è nominale, viene trasformato in nome. Sia in italiano che in inglese è possibile trovarne diversi esempi.

(1) 
Il proprietario del pub è venuto al tavolo per avvisarci della chiusura del locale.

(2) 
Ai nonni serve aiuto per il collegamento del decoder alla tv. 

(3) 
Approfittando della distrazione del vigilante, il ladruncolo ha sottratto la catenina.

(4) 
They are against the legalization of drugs. 

(5) 
In Italy, the use of seat belt is compulsory. 

(6) 
That episode is the one of the opening of the dark portal!

Negli esempi (1), (2) e (3) i sostantivi chiusura, collegamento e distrazione sono il risultato della nominalizzazione dei verbi chiudere, collegare, distrarre. Anche gli esempi (4), (5) e (6) mostrano dei sostantivi originati da verbi (nel caso di open, anche da aggettivi), quali legalize, use, open. Sebbene in questi esempi introduttivi siano presentati dei nomi originati principalmente da verbi, attraverso suffissazione (o conversione, nel caso di use), in realtà guardandola da un punto di vista generale la nominalizzazione non è un fenomeno che riguarda esclusivamente la categoria dei verbi. Essa può prendere forma in modi diversi e dare risultati diversi.

Usi sporadici delle nominalizzazioni

Una delle forme in cui può manifestarsi una nominalizzazione consiste nell’utilizzo sporadico in un contesto nominale di materiale linguistico non nominale. Si prende cioè una forma lessicale, che non sia un nome, identica a quella di partenza e la si utilizza all’interno di un contesto nominale, senza avere ripercussioni sul sistema lessicale poiché tale operazione non porta alla creazione di una nuova parola. 

(7)
A – Il suo vincerò suona un po’ presuntuoso.
B – Lo vincerò io il campionato quest’anno.

(8)
A – Come recita un proverbio, con i se e con i ma, la storia non si fa.
B – Se vuoi puoi venire, ma non faremo presto.

(9)
A – Small is beautiful.
B – My small car is very comfortable.

(10)
A – Sorry seems to be the hardest word.
B – Sorry, I’ll never hurt you again.

(11)
A – She doesn’t like changes.
B – She changes her shoes every day.

Vincerò, se e ma, negli esempi in italiano qui proposti non sono utilizzati nella loro funzione originaria, rispettivamente di verbo in (7)B e congiunzioni in (8)B, bensì come nomi, con tutte le proprietà del caso: per esempio ammettere un aggettivo possessivo, come in (7)A, o un articolo, come in (8)A. Lo stesso discorso vale per gli esempi in inglese: small e sorry sono nominalizzati in (9)A e (10)A, mentre in (9)B e (10)B sono utilizzati rispettivamente come aggettivo e come interiezione. Anche in (11)A il verbo change è stato nominalizzato. Nel caso di una stabilizzazione, questi usi episodici possono diventare autonomi e costituire un nuovo uso lessicalizzato della forma lessicale di partenza.

(12)
A – Per un appuntamento, stabilire il dove e il quando è di primaria importanza.
B – Mi vuoi dire dove sei stata e quando sei tornata?

(13)
A – First tell me why, then I decide.
B – Why are you laughing like that?

Mentre in (12)B dove e quando rappresentano due avverbi, in (12)A sono nominalizzati e acquisiscono  le proprietà di un nome. Lo stesso vale per la nominalizzazione di why in (13)A, solitamente usato come avverbio, come in (13)B.

Tratto da NOMINALIZZAZIONI di Valentina Marchiò
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