Skip to content

Etre bien dans sa peau: il rispetto di sé, l'apertura agli altri e la reciprocità


È molto efficace questo modo di dire francese, ma in esso bisogna distinguere tra rispetto di sé e sicurezza di sé. Il primo può assumere il valore di una virtù, la seconda ha una base di ambiguità e può essere paralizzante. La sicurezza di sé, infatti, può trasformarsi in rigidità, incapacità di comprendere altre realtà, trasformazioni, attestandosi su posizioni ferme di giudizio. Il rispetto di sé, invece, può formarsi e conservarsi solo attraverso l'apertura ai mutamenti, alla possibile assunzione di nuovi valori. Il problema del rispetto di sé è quello soprattutto di come aprirsi all'esterno mantenendo un solido senso di sé: aprirsi al mutamento, agli incontri, senza perdersi, ma neppure senza negarsi, chiudendosi nella sicurezza di sé che sbarra ogni possibilità all'esterno.
Il rischio che corre la società attuale è la perdita, individuale e collettiva, della memoria legata alla disuguaglianza, una perdita che nega il rito e nega il riconoscimento del rispetto reciproco, ma, di fatto, non elimina la disuguaglianza stessa. Nelle società tradizionali chi riceve un dono è tenuto a ricambiarlo, ma è il rito che conta, non tanto il valore di ciò che viene scambiato, che può essere molto diverso. Noi siamo invece abituati a una concezione di equivalenza: chi riceve qualcosa deve ricambiare con un'offerta di valore equivalente. La concezione di equivalenza annulla il senso della reciprocità, nega il valore emotivo allo scambio, poiché abitua piuttosto alla misurazione tra il dare e ricevere. La disuguaglianza non è certamente superata, continua a sussistere e rende nei fatti impraticabile la concezione dell'equivalenza, ma poiché quest'ultima ha tolto senso alla reciprocità, vengono negati al tempo stesso il rispetto di sé e rispetto reciproco tra i due protagonisti dello scambio. Il rispetto è un modo di esprimersi nel rapporto con gli altri e le altre, non ha alcun automatismo, né calcolo o misurazione di equivalenza, si basa su una relazione di reciprocità, che è autentica proprio perché non nega le disuguaglianze, che esistono, siano esse materiali o di altra natura. La disuguaglianza, commenta Sennet, è inevitabile, occorre pensare e intervenire quando può essere superata e capire quando debba essere accettata, in modo che non generi mancanza di rispetto nelle relazioni tra persone. Il femminismo che, a partire dalla riflessione e ricerca personale, ha operato un cambiamento profondo nella cultura e nella società, ha potuto mutare e mutarci senza che ci perdessimo nelle nostre identità singole e plurali, solo in quanto e nella misura in cui non ci siamo negate nella memoria e nella tradizione delle nostre esperienze e saperi, rivalutandoli piuttosto e riscattandoli da una storia di soggezione. Abbiamo saputo trasformarci e trasformare anche ciò e chi ci sta intorno, poiché abbiamo ripercorso il passato, dato valore alle virtù minori che ci hanno formato, non rinnegandole, bensì ritrovandole e ridiscutendole. Così sono cambiate le percezioni di noi stesse e le nostre vite: il rispetto di sé di ciascuna, riconquistato e aperto alla trasformazione, ha consentito queste possibilità. Crediamo che questo sia il percorso anche per gli uomini, un lavoro di memoria che sappia ritrovare le qualità e le virtù del proprio genere, separandole dalla storia di dominio che le ha distorte e offuscate. In questo procedere delle due storie collettive si può ricostruire una storia comune di rispetto reciproco.

Tratto da NUOVE VIRTÙ di Anna Bosetti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.