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Vizi pubblici e private virtù


Tornando ai giorni nostri, dobbiamo ammettere che vizi sono in grande auge. Il mondo contemporaneo gli osanna e se ne pavoneggia, li coltiva, esalta e vende, come mai era accaduto prima d'ora. L'esibizionismo vizioso quando supera la soglia più che della decenza, della legalità e dei limiti, trova modo di riproporsi in una cascata di altre viziosità. Se un vizio malvagio e dannoso per la comunità viene finalmente perseguito dal codice è salvato da cavilli e scappatoie ritrasformano quanto dovrebbe essere biasimato in una sentenza di successo.
Vizi nocivi. I vizi sono diventati soprattutto pubblici e certificati talvolta come virtù. Come tali alimentano anche quelli privati e i virtuosi pubblici sono specie umana tra le più pregiate. Un vizio nuoce, quando ricade su chi non lo condivide, il quale ha tutto il diritto di opporvisi per godere in santa pace dei propri vizi preferiti.
La virtù esige volontà, impegno, perseveranza che non sono sempre di questo mondo. Se il vizio umano, la virtù è solo sovraumana, rivendica per sé imprese sublimi e rischi, è aspirazione irraggiungibile. Ma poiché l'impossibile fa parte della nostra natura, possiamo allora ricondurla alla sua terrestrità anomala.
Anche le virtù ci dicono chi siamo, soprattutto, però è quel che facciamo, anche inutilmente, per uscire dal vizio, per non ricaderci più, che rivela qualcosa di più di noi. Oltre al vizio o alla virtù, sono le pratiche di avvicinamento, di godimento, di allontanamento dal vizio o, viceversa, le pratiche di perseguimento, di autocompiacimento, di perseveranza nella virtù a rappresentare un modo ulteriore di conoscenza.

Tratto da NUOVE VIRTÙ di Anna Bosetti
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