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Controcultura e arte nel marketing


La guerriglia è un particolare tipo di lotta armata condotta da unità irregolari contro potenti eserciti regolari, attraverso l’uso di tecniche come imboscate e sabotaggi, che possono spesso vincere il nemico più potente. Sono importanti astuzia, coraggio, inventiva, immaginazione, per far sì che a vincere non siano necessariamente i più forti. Una corretta lettura dei cambiamenti in corso porta a un fortissimo vantaggio sul campo. La guerriglia militare si basa quindi sul susseguirsi di piccoli attacchi a sorpresa, con l’intento di distruggere l’avversario psicologicamente prima che materialmente. Si compone di tre fasi: quella preparatoria, in cui gli attacchi sono sporadici e si svolge attività organizzativa e propagandistica; quella della guerriglia vera e propria, con attentati, imboscate ecc; infine nella terza fase le azioni di disturbo si trasformano in attività convenzionali.
Controcultura e arte
Umberto Eco vedeva la guerrilla come una possibilità per poter criticare la cultura dominante con tecniche alternative di agitazione, non avendo accesso ai principali mezzi di comunicazione. Un esempio di controcultura è, negli anni ’70 e ’80, quello delle “Guerrilla Girls, gruppo artistico newyorkese che denunciava la presenza minoritaria delle donne nell’arte contemporanea: nelle loro azioni irrompevano in conferenze e mostre d’arte con maschere da gorilla (assonanza della parola). La guerrilla art invece vuole cercare di produrre non oggetti artistici, ma sensazioni, emozioni, grazie all’azione dell’artista nella vita di ognuno.

Tratto da NUOVI ORIZZONTI DELLA PUBBLICITÀ di Mario Turco
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