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Percorsi e prerogative del pellegrino



La manutenzione dei percorsi, comunque, spettava ai signori locali, del clero o laici. Il trasporto di una pietra da calce simboleggiava anche l’offerta del povero al santuario tanto amato. I ricchi spesso moltiplicavan le offerte. Ogni santuario ha spesso un tesoro. Ricco è quello di Agaune, arricchito di pezzi insigni. Famoso è anche il tesoro del pellegrinaggio di santa fede di conques. Lì c’è la maestà di Santa Fede, opera del 983, presentata in trono, e riempita progressivamente di gioielli. comunque questi gesti a nulla servono se non sostenuti dalla fede. Il pellegrino deve sopportare dolori e impazienze preservando uno stato di grazia. Lo aiutano le canzoni di marcia, le meditazioni, le preghiere.  Nell’itinerario da Puy a Conques 2 opere ci parlano della recitazione del rosario: il portale della chiesa di Laguiole, con un san Giacomo che sgrana il rosario, e su un ponte della Boralde. Il rosario alla fine del medioevo era considerato uno degli attributi normali del pellegrino.
Giunto alla meta il pellegrino grida “Montjoie!”, grido dell’armata franca quando improvvisamente scopri la città di Gerusalemme. Quando gli jacquaires giungevano ai piedi del monte di san Marco, da dove si vede Gerusalemme, iniziavano una pia corsa a chi per primo piantasse una croce sulla cima. Questi era consacrato re del pellegrinaggio.

Tratto da PELLEGRINI DEL MEDIOEVO di Dario Gemini
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