Skip to content

Giovanni Boccaccio: il Decameron

IV giornata: novella V, Lisabetta


NARRATORE: Filomena
SNODI NARRATIVI:
1.    Scoperta della tresca - omicidio - domande di Lisabetta
2.    Sogno - scoperta del cadavere - culto per il vaso
3.    Sottrazione del vaso
4.    Morte di Lisabetta
TEMATICHE:
•    Amore infelice
•    Conflitto amore/interessi
RIASSUNTO:
Vivevano a Messina tre fratelli mercanti assai ricchi che avevano ereditato tutte le fortune del padre. Viveva con loro anche la sorella Lisabetta che, nonostante la sua bellezza, non era ancora maritata. Per i tre fratelli lavorava Lorenzo, un ragazzo bello e aggraziato che amministrava i beni di famiglia e di cui Lisabetta finì per innamorarsi. Una notte, mentre la ragazza entrava furtivamente nella camera del ragazzo, uno dei fratelli di lei la scoprì e, raccontata la scoperta agli altri due fratelli, insieme decisero di mantenere alto l’onore della famiglia facendo finta di niente fino a quando si sarebbe presentata l’occasione propizia. I ragazzi, dovendo recarsi fuori città per una commissione, come d’abitudine portarono con loro Lorenzo e, arrivati in un luogo isolato, lo uccisero e seppellirono. Lisabetta, preoccupata per la prolungata assenza dell’amante, chiese ai fratelli dove egli fosse e questi risposero che egli si trovava ancora in viaggio. La ragazza piangeva in continuazione per il suo amore e una sera, dopo essersi addormentata, le apparve in sogno il giovane, pallido, con i capelli arruffati e i vestiti in brandelli, che le riferì di essere stato ucciso dai suoi fratelli e le rivelò il luogo della propria sepoltura. La mattina seguente Lisabetta si recò sul luogo mostratele in sogno ed iniziò a scavare riportando alla luce il cadavere dell’amato. Non potendo trasportare l’intero corpo, staccò allora con un coltello la testa che portò con sé a casa e sotterrò in un vaso di basilico. Questo crebbe rigoglioso, bagnato dalle lacrime versate dalla ragazza. I tre fratelli però, venuti a sapere dai vicini del vaso, glielo sottrassero di nascosto. La povera Lisabetta per la disperazione si ammalò ma mai smise di chiedere del suo vaso di basilico. Allora i fratelli, incuriositi per l’insistenza, lo svuotarono e riconobbero il capo di Lorenzo in decomposizione. Terrorizzati dalla scoperta si trasferirono da Messina a Napoli per tenere nascosto il loro reato. Dopo breve Lisabetta, senza la reliquia sulla quale poter piangere, morì.


V giornata: novella IX, Federigo degli Alberighi


NARRATORE: Fiammetta
SNODI NARRATIVI :
1.    Amore non corrisposto di Federigo per Monna Giovanna
2.    Caduta in povertà di Federigo e trasferimento in campagna col falcone, unico bene
3.    Trasferimento in campagna di Monna Giovanna, divenuta vedova, e del suo figliuolo
4.    Malattia del figlio e desiderio espresso
5.    Cena da Federigo e richiesta

TEMATICHE:
•    Sintesi fra ideologia cavalleresca ed ideali borghesi nella figura di Federigo, portatore dei valori della cortesia e della concretezza

RIASSUNTO:
In questa novella il Boccaccio narra, circondata da un mondo di nobiltà e cortesia, la storia di un uomo “vinto” dalle cose, Federigo degli Alberighi.
Costui era innamorato di una giovane, madonna Giovanna, che però non corrispondeva il suo amore. Il giovane Federigo, per farsi notare dalla ragazza, faceva spese folli. Fu così che pian piano dilapidò tutte le sue ricchezze. Quindi non potendo più vivere decorosamente in città, si ritirò in un suo podere di campagna recando con sé il suo pregiato falcone che, oltre al podere, era l’unica cosa che gli fosse rimasta.
Nel frattempo Monna Giovanna si era sposata e aveva avuto un figlio; quando quest’ ultimo era ormai adolescente, il padre morì e lo lasciò erede di tutti i suoi beni. Giovanna, rimasta vedova, si ritirò col figlio in una tenuta di campagna come era usanza in quel tempo. Essendo le due tenute, quella di Federigo e quella di Giovanna, poco distanti tra loro il figlio della donna ebbe l’opportunità di conoscere Federigo. Il ragazzo vedendo volare il falcone di Federigo desiderò spesso di averlo ma non ebbe mai il coraggio di farsi regalare l’unica cosa cara rimasta al pover’ uomo.
Accadde un giorno che il ragazzo si ammalasse e, alle continue domande della madre che voleva sapere se c’era qualcosa che egli desiderasse avere in regalo, egli rispose che gli sarebbe piaciuto il falco di Federigo. Monna Giovanna sebbene desiderasse la gioia del figlio malato, rifletté a lungo prima di andare a chiedere il falcone a Federigo; alla fine, vincendo in lei l’amore materno, si recò con un’amica a casa di Federigo. Questi la accolse felice di poter invitare a pranzo presso di lui la donna che tanto aveva amato e che amava tuttora.
Purtroppo però la sfortuna lo perseguitava ancora poiché, non sapendo cosa offrire alle due donne, pensò di far cucinare proprio il suo falcone nonostante il fatto che vi fosse tanto affezionato. Dopo il pranzo Giovanna ritenne che fosse arrivato il momento di fare la richiesta a Federigo e così, con profonde scuse ed insieme con gran dignità, ella gli spiegò il motivo della sua visita. Federigo, saputolo, si rammaricò moltissimo e spiegò alla donna come, non sapendo cosa offrirle di meglio, avesse ucciso il suo adorato falco.
Dopodiché Giovanna lo salutò e ritornò, assai amareggiata, dal figlio che un po’ per la malattia un po’ per il dispiacere di non aver potuto avere ciò che tanto desiderava, morì dopo pochi giorni. Essendo la madre rimasta erede di tutti i suoi averi fu sollecitata più volte dai fratelli a sposarsi. Fu così che, stimando Federigo per il suo animo nobile che aveva avuto occasione di conoscere quando era stata sua ospite, ella lo sposò. 


VI giornata: novella I, Madonna Oretta


NARRATORE: Filomena
SNODI NARRATIVI :
•    Madonna Oretta a cavallo intenta ad ascoltare la novella raccontatale in malo modo dal cavaliere

TEMATICHE:
•    Prontezza di spirito
•    Sottile denuncia alle responsabilità dei narratori e l’indicazione di due difetti tecnico formali che comprometterebbero anche la materia migliore (cattiva esecuzione narrativa e incapacità di adeguare lo stile al contenuto)
RIASSUNTO:
Una gentildonna fiorentina, Madonna Oretta passeggia in compagnia di altre dame e di cavalieri quando, uno di questi, si offre di “portarla a cavallo con una novella”, cioè di alleviarle la fatica del cammino distraendola piacevolmente con un racconto. Purtroppo il cavaliere si dimostra un pessimo narratore, rovinando completamente la splendida novella, con grande sofferenza e disagio intollerabile di Oretta che, a un certo punto, esasperata, interrompe la narrazione con un “leggiadro motto”: “Messer questo cavallo ha troppo duro trotto, per che io vi priego che vi piaccia di pormi a piè”, intendendo riferirsi alla pessima capacità di narrazione del cavaliere che allora, prendendola con ironia, lascia stare il racconto di quella novella e passa al racconto di altre.


VII giornata: novella I, Gianni Lotteringhi


NARRATORE: Emilia
SNODI NARRATIVI:
1.    Mordace introduzione di Emilia
2.    Descrizione delle qualità peculiari dei protagonisti e dei loro interessi
3.    Azione vera e propria (ritorno improvviso del marito – arrivo dell’amante – esorcismo/messaggio)
4.    Doppio finale (due versioni diverse di esorcismo)

TEMATICHE: bigotteria VS eros

RIASSUNTO:
A Firenze vi era un cardatore della lana di nome Gianni Lotteringhi, il quale era molto religioso e recitava tutti giorni delle lodi alla Madonna e spesso era molto preso dal lavoro da trascurare la moglie, Monna Tessa. Quest’ultima era innamorata di un certo Federigo e dal momento che lei viveva in una villa un po’ fuori città e il marito soltanto qualche volta se ne veniva a casa a cenare e a dormire, molto spesso incontrava il suo amante di nascosto utilizzando, come segnale per avvisare il giovane della presenza del marito in casa, un teschio d’asino posto su un palo nella vigna della villa che, se aveva il muso rivolto verso Firenze, era segno di assenza del marito.  Si incontrarono così molte volte ma una volta capitò che un contadino che passava per caso di lì spostò il muso e non sapendo Federigo che Monna Tessa era a letto con il marito bussò tre volte come al solito, facendo destare subito il marito che però ella prontamente avvertì affermando che si trattava di fantasmi e che conosceva una lode per scacciarli. Marito e moglie si incamminarono così verso la porta e Monna Tessa, una volta giunta alla porta, pronunciò quella lode, suggerendo così all’amante, con le parole dell’esorcismo stesso, un messaggio che lo invitava ad andarsene, senza far sospettare di nulla il marito credulone.


VIII giornata: novella III, Calandrino e l'elitropia


NARRATORE: Elissa
SNODI NARRATIVI:
1.    Colloquio tra Maso del Saggio e Calandrino nella chiesa di San Giovanni
2.    Ricerca delle pietre con Bruno e Buffalmacco e illusione del ritrovamento dell’elitropia
3.    Ritorno a casa e disillusione (“fiera battitura” della moglie)

TEMATICHE: beffa come capolavoro d’intelligenza VS stupidità

RIASSUNTO:
Viveva a Firenze un uomo assai sciocco ed ingenuo di nome Calandrino. Egli aveva due cari amici, Bruno e Buffalmacco, ai quali piaceva il divertimento. Vi era a Firenze anche un giovane assai astuto di nome Maso del Saggio; questi, saputo della semplicità di Calandrino, pensò di burlarsi di lui. Incontratolo per caso, iniziò a raccontargli di un paese favoloso nel quale si trovavano pietre magiche, monti di formaggio parmigiano e fiumi di Vernaccia. Calandrino, affascinato da quei racconti, cominciò a porgli le più svariate domande e seppe così che esisteva una pietra, in una località nei pressi di Firenze, che aveva le proprietà di far divenire invisibile chiunque la portasse indosso. Maso, continuando a burlarsi di lui, gliene indicò tutte le proprietà ben sicuro che Calandrino, in base alle sue indicazioni, sarebbe andato a cercarla.
Finita la conversazione, infatti, lo sciocco Calandrino corse ad avvertire i suoi due cari amici. Questi, nel sentire le sue parole, si accorsero subito che egli era stato ingannato da qualcuno e, messisi d’accordo, vollero anche loro prendersi gioco di lui.
Il giorno prestabilito i tre amici si riunirono nel luogo indicato da Calandrino per cercare l’”elitropia”: questo era il nome della pietra magica.
Calandrino raccolse moltissime pietre e, quando fu l’ora di pranzo, si avviò verso i due amici che finsero, però, di non vederlo. I tre si avviarono verso casa e Calandrino, che camminava innanzi, fu ripetutamente colpito dalle pietre che i due amici gli lanciavano approfittando della situazione.
Anche quando oltrepassò la porta della città non fu fermato dai dazieri che erano stati preavvertiti da Bruno e Buffalmacco. Essendo ora di pranzo le vie erano deserte e, avendo tutti fretta, nessuno gli rivolse la parola. Calandrino, convinto allora di essere invisibile, giunse a casa dove la moglie, vedendolo arrivare, lo rimproverò del suo ritardo. Non l’avesse mai fatto: Calandrino, infuriato, cominciò a picchiarla incolpandola di aver tolto l’effetto magico della pietra.
Sopraggiunti i due amici, Calandrino raccontò loro il fatto che essi, avendolo causato, conoscevano perfettamente. Comunque fingendosi ignari dell’accaduto, fecero notare a Calandrino che il colpevole di tutto ciò era lui stesso e non la moglie in quanto a lui sarebbe toccato di avvertirla affinché non si facesse da lui vedere in quel giorno; dopodiché, lasciato il pover’uomo triste e malinconico, se ne andarono.


X giornata: novella X, Griselda


NARRATORE: Dioneo
SNODI NARRATIVI :
1.    Matrimonio fra Gualtieri e Griselda
2.    Il marchese mette a dura prova la moglie con le tre prove

TEMATICHE:
•    Nobiltà d’animo VS nobiltà d’origine
•    Fortuna (che permette ad un’ umile contadina di diventare moglie di marchese)

RIASSUNTO:
Il marchese di Saluzzo, Gualtieri, non vuole sentire di sposarsi nonostante i suoi sudditi lo vogliano vedere presto con una moglie al fianco a tal punto da proporsi di trovargliela loro. Gualtieri allora messo alle strette, li tranquillizza dicendo di non preoccuparsi che se la troverà da sé. Da tempo infatti gli erano “piaciuti i costumi” dell’umile Griselda e così decide di sposarla, va dal padre, Giannucole, a chiedere la mano di sua figlia e organizza una festa in pompa magna per il matrimonio. La ragazza benché con un passato da contadina, si adatta fin da subito alla vita di corte e si dimostra dotata di un “nobile animo”. Gualtieri però dopo aver avuto una figlia da lei decide di sottoporla ad una serie di prove durissime, al limite di ogni resistenza umana, per accertarne la pazienza e la totale sottomissione al marito e signore. In primis le fa portare via la figlia facendole credere che sia stata uccisa, e così anche il figlio maschio avuto nel frattempo e poi le comunica di volersi separare da lei perché di origini troppo umili e perché stanco di lei. Griselda mantiene sempre un atteggiamento fiero unito ad una forza assai potente che la porta ad accettare ogni pena inflittale senza pronunciar parola. Gualtieri si dimostra sempre più commosso, ma vuole comunque perseguire fino all’ultimo nel suo intento nonostante le accuse sempre più frequenti di crudeltà rivoltegli dai sudditi. Falsifica così una lettera pontificia con la separazione e fa venire sua figlia da Bologna (dove era stata cresciuta da una nobile famiglia) facendo credere a tutti che sarà quella la sua nuova moglie. Chiede poi a Griselda di preparare il palazzo, il banchetto e anche la ragazza. Ma durante il banchetto nuziale Gualtieri commosso svela il suo piano, dice di aver sempre amato la sua Griselda e che la ragazza che ha davanti è in realtà sua figlia.

Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.