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Metafore critiche


La metafora del centro/periferia è stata probabilmente utilizzata per la prima volta nei lavori di BALDWIN i quali individuano i paesi del centro come castelli caratterizzati da un ruolo attivo e dominante nel commercio mondiale: secondo questi autori, si tratterebbe di paesi contraddistinti da una ricca economia di mercato o di tipo prevalentemente industriale in grado di generare significativi flussi commerciali e finanziari. Al contrario i paesi periferici assumerebbero un ruolo passivo o marginale nel commercio mondiale: la loro caratteristica principale è la dipendenza dal centro come fonte di importazioni e di capitali.
Allo scopo di fornire un quadro interpretativo generale dei possibili rapporti fra centro e periferia, REYNAUD distingue fra una periferia dominata, che fornisce flussi utili al centro quali materie prime e capitali e una periferia integrata, luogo di valorizzazione di questi flussi a beneficio del centro top assecondate poi che le periferie riescano a utilizzare i capitali nazionali e sovranazionali per finanziare i propri processi di sviluppo, si individueranno paesi caratterizzati da spirito d'impresa e contano sulle proprie forze e al contrario paesi dominati in senso stretto. L'impatto dirompente dell'opera Di WALLERSTEIN negli anni successivi, apre la strada a numerose rappresentazioni geografiche che introducono l'idea di una semiperiferia, area intermedia e dinamica. La distinzione fra centro, periferia, è semiperiferia si riferisce quindi al differente ruolo delle varie aree rispetto alla divisione internazionale del lavoro, al commercio mondiale, ai processi di innovazione tecnologica ed altre dimensioni economiche. Spesso nelle rappresentazioni più semplicistica, l'aspetto dinamico e funzionale del semiperiferia è però dimenticato, e sovente la ripartizione fra centro, semiperiferia e periferia è semplicemente utilizzata per distinguere fra paesi forti, intermedi e deboli.
Per la prima volta queste immagini delle sistema mondo insistono sull'aspetto razionale del fenomeno, ossia pongono l'accento sulla presenza di reti e strutture di potere che determinano la riproduzione di differenti ruoli del territorio nello scenario mondiale: si tratta di un approccio per molti versi ancora diffuso: tra i lavori più recenti si può ricordare l'analisi di VANDERMOTTEN  al quale si vede un tentativo di rappresentazione basato su molteplici criteri statistici: il livello di ricchezza espresso come Pil pro capite, il livello di industrializzazione, l'orientamento tecnologico, l'apertura economica e gli standard di vita espressi in termini di speranza di vita alla nascita è percentuale di popolazione alfabetizzata.
Un interessante tentativo di superare le tradizionali categorie e tassonomie del mondo in via di sviluppo è proporre ulteriori schemi e classificazioni geografiche e proposto da HETTNE il quale ribadisce la necessità di superare metafore e modelli semplicistici e generici, che accumulano un vasto insieme di situazioni geografiche proponendo missioni maggiormente articolate: da un lato infatti il terzo mondo è mutato negli anni; dall'altro secondo l'autore, è necessario pervenire a interpretazioni maggiormente contestuali dello sviluppo. A questo proposito l'autore discute come, nel futuro, alcuni paesi del sud del mondo siano destinati a integrarsi nelle economie del centro, mentre alti e dipenderanno inesorabilmente da aree di rilievo internazionale o regionale.

Tratto da PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO di Alessandro Remigio
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