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Gli squilibri economici, il debito dei paesi poveri e il movimento No Global


Le grandi trasformazioni non hanno reso il mondo più omogeneo sotto l’aspetto delle culture né sotto quello della distribuzione della ricchezza in rapporto alla popolazione. Per molti paesi tra cui la maggioranza di quelli africani la situazione è andata continuamente peggiorando. I parziali tentativi di industrializzazione attuati per lo più con capitali esteri sono falliti, il risultato è stato l’allargamento delle distanze con le aree più sviluppate. In questi paesi ancora a metà degli anni ’80 si riscontravano indici di analfabetismo superiori al 50% . La povertà del sud del mondo ha la sua espressione più vistosa nelle vere e proprie tragedie della fame e si consumano quotidianamente nei paesi dell’Africa nera. Sono state promosse campagne di solidarietà internazionale e raccolte di fondi. In molti casi il problema si è aggravato per l’impossibilità di questi paesi di restituire i prestiti internazionali, inoltre le politiche di aggiustamento imposte  dal FMI (Fondo monetario Internazionale) per garantire la restituzione dei prestiti obbligavano i paesi debitori a ridurre drasticamente le spese sociali in particolare per l’istruzione e la sanità. Nella seconda metà degli anni ’90 sono state avviate numerose campagne tra cui quella promossa dalla chiesa Cattolica (Giubileo 2000) per la riduzione o l’annullamento del debito. Vi furono manifestazioni molto vivaci e a tratti violente in occasione di una conferenza del WTO a Seattle nel dicembre ’99: i manifestanti presero il nome di popolo di Seattle in seguito noto genericamente come “No Global”. Il movimento mira a sollecitare i governi dei paesi più avanzati ad attivare nuove riforme di sviluppo economico più rispettose dell’uomo e dell’ambiente.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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