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L'ascesa del nazismo


Durante gli anni ’30 la democrazia europea visse il suo momento più nero anche nei suoi stati più sviluppati sorsero un po qua e la regimi che convenzionalmente chiameremo fascisti che sul piano dell’organizzazione politica prevedevano: accentramento del potere nelle mani di un capo, struttura gerarchica di uno stato, rigido controllo sull’informazione e sulla cultura. Sul piano economico e sociale invece il fascismo prevedeva un complessivo rafforzamento dell’intervento statale. Il fascismo esercitò una notevole attrazione soprattutto attraverso i ceti medi dacchè seppe capire le società di massa interpretandone le componenti aggressive e violente e sfruttandone a pieno le tecniche e gli strumenti. Questa capacità di adattamento alla società di massa e di controllo sui suoi meccanismi costituì una caratteristica propria di tutti quei regime definiti totalitari.

Nel novembre del ’23 comincia la lenta ma inesorabile ascesa di Hitler passato in meno di 10 anni da capo di una minuscola formazione politica (Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi) a capo del governo.
Fino al ’29 infatti il partito nazional socialista rimase marginale, fondava la sua forza soprattutto su una forte organizzazione armata: le SA, il programma nazista prevedeva la denuncia del trattato di Versailles, la riunione di tutti i tedeschi in una nuova e grande Germania, l’adozione di misure discriminatorie contro gli ebrei. I suoi progetti a lungo termine vennero esposti in un libro scritto nei mesi di carcere: il Mein Kampf. Lo scoppio della grande crisi cambiò radicalmente lo scenario. La maggioranza dei tedeschi perse ogni fiducia nella repubblica. In questa situazione i nazisti poterono uscire dal loro isolamento facendo leva sulla paura della grande borghesia, sulla frustrazione dei ceti medi, sulla rabbia dei disoccupati. L’agonia della repubblica di Weimer cominciò con le elezione del settembre 1930 in cui i nazisti ebbero uno spettacolare incremento di voti. Il ministro Bruning continuò a governare per altri 2 anni durante i quali tuttavia le istituzioni parlamentari si indebolirono ulteriormente  e l’economia continuò a precipitare. La crisi raggiunse il suo apice nel 1932: dopo un paio di tentativi fallimentari di governo repubblicano, vennero indette nuove elezioni: i nazisti si affermarono come primo partito tedesco ed il 30 gennaio 1933 Hitler accettò di capeggiare il governo.

L’ occasione per una prima stretta repressiva fu offerta dall’incendio appiccato al Reichstag, il parlamento nazionale nella notte del 26 febbraio 1933. L’arresto di un comunista olandese semisquilibrato mentale fornì al governo il pretesto per un imponente operazione di polizia contro i comunisti e per una serie di misure eccezionali che limitavano o annullavano la libertà di stampa o di riunione.Hitler mirava ormai all’abolizione del parlamento, ed il parlamento appena eletto lo assecondò approvando una legge suicida che conferiva al governo i pieni poteri, compreso quello delegiferare e quello di modificare la costituzione. Era stata soppressa la confederazione dei sindacati liberi. Quello che era stato il partito operaio più forte d’europa veniva così annientato. In luglio Hitler poteva varare una legge in cui si proclamava che il partito nazional socialista era l’unico consentito in Germania, difronte a lui rimanevano solo 2 ostacoli: da una parte l’ala estremista del nazismo rappresentata soprattutto dalle SA di Rom, dall’altra la vecchia destra del presidente Hindemburg. Hitler che temeva l’autonomia delle SA risolse il problema nel modo più drastico: un massacro che fece inorridire il mondo civile in quella che sarà ricordata come “la notte dei lungi coltelli”. Il capo delle SA insieme a tutto il suo stato maggiore fu assassinato dalle SS, quando Hindemburg morì nel ’34 Hitler si trovò, in virtù di una legge emanata dal suo stesso governo, a cumulare le cariche di cancelliere e capo dello stato.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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