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La campagna d’Italia e l'inizio del governo Badoglio


La campagna d’Italia ebbe inizio il 12 giugno ’43 con la conquista di Pantelleria, un mese dopo gli anglo-americani si impadronivano della Sicilia. Lo sbarco rappresentò il colpo di grazia per il regime fascista. A determinare la caduta di Mussolini fu però una sorta di congiura che faceva capo alla corona: il pretesto formale per l’intervento del re fu offerto da una riunione del gran consiglio del fascismo conclusasi con l’approvazione di un ordine del giorno che invitava il re alla riassunzione delle funzioni di comandante supremo delle armate e suonava quindi come esplicita sfiducia nei confronti del Duce. Il 23 luglio ’43 Mussolini veniva arrestato e Pietro Badoglio nominato capo del governo, il partito fascista scomparve nel nulla. L’uscita dal conflitto si sarebbe però rivelata per l’Italia più tragica di quanto non fosse stato la guerra stessa. Il governo Badoglio proclamò che nulla sarebbe cambiato nell’impegno bellico italiano ma intanto allacciò trattative segrete con gli alleati con cui però c’era ben poco da trattare a causa della “resa incondizionata”. I tedeschi rafforzarono la loro presenza militare in Italia. Firmato il 3 settembre, l’armistizio fu reso noto l’8 settembre. L’annuncio dell’armistizio gettò l’Italia nel caos più completo. Re e governo riparavano a Brindisi dagli alleati, i tedeschi occupavano l’Italia centro-settentrionale. Gli episodi di resistenza furono puniti dai tedeschi con veri e propri massacri. Diventata campo di battagli per eserciti stranieri, per la prima volta dopo le guerre napoleoniche, l’Italia doveva affrontare i momenti più duri della sua storia unitaria.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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