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La crisi del 1992-1993


Lo SME dimostra la debolezza della sua costruzione con gli avvenimenti del 1992, dove il sistema dei cambi fissi ma aggiustabili viene duramente colpito dalla speculazione. Infatti gli attacchi speculativi diventano più intensi e gli investitori si avvantaggiano del progresso compiuto in materia di integrazione per diversificare i propri portafogli a livello internazionale. La maggio parte delle banche centrali, comprese quelle di Francia, Italia e Regno Unito, devono intervenire molto spesso sui mercati per impedire la svalutazione delle monete nazionali nei confronti del marco tedesco. Tali interventi si intensificano anche a seguito dei massicci flussi di capitali che si dirigono verso la Germania, associati ai tassi di interesse decisamente elevati in relazione a quelli praticati nel resto dello SME ed inoltre in continua crescita.
In generale, le banche centrali non sono in grado di arginare gli attacchi degli speculatori, consapevoli questi ultimi del progressivo deprezzamento della moneta oggetto della speculazione e della possibilità di incorrere in rischi non elevati connessi alla detenzione di posizioni scoperte. Analizzando la situazione italiana, si rileva che la Banca d'Italia si trova di fronte ad una pressione crescente da parte degli investitori e degli intermediari che domandano valuta per acquistare titoli esteri.
Ciò provoca una forte diminuzione delle riserve della Banca d'Italia, da 103 mila miliardi del mese di novembre 1991 esse scendono a poco più di 30 mila nell'ottobre 1992. Il 25 agosto 1992 il dollaro segna il suo minimo storico rispetto al marco tedesco con un cambio pari al 1,4 marchi per 1 dollaro. Il Regno Unito, per migliorare la propria credibilità a sostegno della sterlina procede il 3 settembre all'acquisto di marchi tedeschi per un valore di 10 miliardi di ECU, che corrispondono a circa 14.5 miliardi di dollari. Il giorno seguente la Banca d'Italia aumenta fino al 15% il tasso di sconto provocando l'insostenibilità del tasso di cambio tra lira e marco.
La Germania accetta di abbassare i tassi di interesse, per la prima volta dopo cinque anni. A queste decisioni segue una serie di reazioni a catena. La sterlina inglese e la lira godono di un effimero apprezzamento sui cambi. Il 16 settembre, la sterlina sfonda la banda più bassa e la Banca d'Inghilterra annuncia il “momentaneo” distacco dallo SME. Anche la lira segue la Gran Bretagna, mentre la peseta spagnola, pura svendo sofferto una svalutazione del 5% riesce a restare all'interno del sistema.
Si tratta di un colpo durissimo per l'Italia che fino a quella data aveva fatto del cambio della lira l'architrave della sua politica economica e finanziaria, sostenendo pesanti oneri in termini di riserve valutarie e di altissimo costo del denaro.
Si tratta di colpo duro anche per la CE che viene colpita nel suo strumento fondamentale, lo SME, che va a minare il decollo dell'UME, il progetto di moneta unica e della costituzione del Sistema delle banche centrali europee.
A seguito dell'intensificazione degli attacchi speculativi, la Banca d'Italia dichiara il 21 settembre l'abbandono dello Sme da parte della lira.
Un momento di grave destabilizzazione dello Sme si ha quando la Germania occidentale si trova ad affrontare l'assorbimento dell'economia debole della Germania orientale dopo l'unificazione del 1989. Il governo tedesco decide di sostituire il DM alla valuta della Germania orientale, l'Ostmark, allo stesso valore, per ragioni economiche interne e per motivi politici. Tutto ciò conduce ad un aumento dell'offerta di moneta superiore alla produzione, che fa temere un aumento del'inflazione. La risposta naturale a tale processo da parte della banca centrale consiste nell'innalzamento dei tassi  d'interesse.
Analizzando la dinamica dell'unificazione tedesca con l'ausilio delle curve ISLM in un'economia chiusa, si osserva innanzitutto come l'incremento della spesa pubblica sposti la IS verso destra. Ciò determina una crescita del PIL ed un movimento verso l'alto dei tassi di interesse. Successivamente la crescita della domanda viene interrotta da una politica monetaria restrittiva che sposta la curva LM verso sinistra, causando un ulteriore aumento dei tassi di interesse. L'effetto di tale sequenza è che la lira e la sterlina in particolare ma in generale tutte le monete europee più deboli subiscono forti tensioni speculative.
La situazione che si era determinata fa pensare che il problema degli shock asimmetrici resta ancora aperto, nel senso che rimane problematica la risposta da parte dei paesi membri ad uno shock analogo a quello provocato dall'unificazione tedesca.
Non vi è dubbio che il comportamento della banca centrale tedesca abbia notevolmente influito sulla crisi valutaria del 1992-93 e sulle ripercussioni che si sono riprodotte in italia.
Il ruolo dell'economia dominante della Germania all'interno dello SME è da ascriversi non solo alla storica saldezza della bilancia dei pagamenti tedesca, ma anche alla volontà degli altri paesi membri  di considerarla tale, traendo essi stessi beneficio dalla possibilità di importare il modello tedesco in materia di controllo dell'inflazione, anche per quanto riguarda l'importanza attribuita alla stabilità dei prezzi.

Tratto da POLITICA ECONOMICA di Alessandro Remigio
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