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Plagio in pubblicità


Le azioni giudiziali per plagio sono numerose. Numerose anche quelle con esito positivo.
Un’azione giudiziale che ha fatto epoca è quella promossa, nel 1998, da  Abercombie&Fitch contro American Eagle Outfitters, per plagio sistematico e intenzionale della marca e dei cataloghi.
Ha fatto epoca, nel Febbraio del 2002, l’addebito della Nike alla Sega Corporation, evocata in giudizio con l’accusa di copiare la sequenza, il tono, l'atmosfera, il ritmo, la musica e i personaggi della sua famosa pubblicità del 1998, che mostrava al rallentatore Michael Jordan mentre segnava per i Chicago Bulls.
Ovviamente, non si può parlare di plagio quando una marca costituisce il prodotto del concorso di più esperti in materia: giacché in questo caso non si può parlare di plagio ma di ispirazione comune e simultanea, di convergenze estetica o stilistica. 
Da qualche anno a questa parte, la specializzazione e la concentrazione orizzontale nel settore hanno portato alla creazione di "agenzie di tendenza" la cui unica missione è quella di sondare in tutto il mondo per consegnare ai creatori di moda gli stili, i colori, i materiali e i valori che formeranno la moda di domani. 
Questo fenomeno, molto mediatizzato, ha però in un certo senso alimentato la paranoia nei confronti delle grandi marche e le accuse di manipolazione del consumatore e ha dato vita ad una nuova dimostrazione di arroganza poiché la moda ci presenta come originali delle creazioni preformate, tutte simili che dipendono di fatto da interessi economici potenti. 
Ma questa visione non è per niente realistica poiché non considera la straordinaria fecondità, le interazioni complesse e la reattività del settore. 
Non può esistere un "impero delle marche" che ci detta la moda. 
Lo testimoniano la volatilità generale del settore e il rinnovamento molto rapido delle marche dominanti in questo campo. 
La continua evoluzione della strutturazione del settore nella realtà non ha, fondamentalmente, mutato le modalità tramite le quali la moda si elabora e  che sono costituite da  una serie di interazioni che accadono in tutte le tappe del processo di produzione, e di cui le agenzie di tendenza (la cui vocazione è di pura prospezione) costituiscono solamente una componente fra le tante.
Prodotti ad acquisto ripetuto non fanno pubblicità ingannevole --> rischioso perchè si perde il consumatore
Prodotti ad acquisto non ripetuto la possono fare perché hanno meno ripercussioni.

Tratto da PROLOGO. LE MARCHE COME FATTORI DI PROGRESSO di Priscilla Cavalieri
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