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Il ritardo mentale


Diagnosi:
*Funzionamento intellettivo al di sotto della media, QI di 70 (o inferiore).
*Deficit o compromissioni nel funzionamento adattivo in almeno due delle seguenti aree:
*comunicazione.                                
*vita in famiglia.                             
*uso delle risorse comunitarie.
*cura della propria persona.            
*capacità interpersonali.              
*autodeterminazione.
*capacità di funzionamento scolastico.       
*lavoro.         
*tempo libero.       
*salute.        
*sicurezza.
*Esordio prima dei 18 anni.
L'approccio della American Association of Mental Retardation:
Il ritardo mentale è una disabilità, che ha origine prima dei 18 anni di età, caratterizzata da significative limitazioni sia nel funzionamento intellettivo sia nel comportamento adattivo, per come risulta espresso nelle capacità adattive concettuali, sociali e pratiche.
*Le limitazioni del funzionamento vanno considerate nel contesto degli ambienti comunitari tipici dei coetanei e della cultura del soggetto.
*Una valutazione adeguata e valida considera le diversità culturali e linguistiche, oltre alle differenze nei fattori della comunicazione, sensoriali, motori e comportamentali.
*In un soggetto spesso coesistono limiti e punti di forza.
*Un obiettivo importante per descrivere i limiti è quello di sviluppare un profilo di supporti necessari.
*Con appropriati supporti personalizzati per un periodo prolungato, il funzionamento della persona con ritardo mentale in genere migliora.
Eziologia del ritardo mentale:
*Anomalie cromosomiche o genetiche: Sindrome di Down o sindrome dell'X fragile.
*Malattie da geni recessivi: fenilchetonuria (PKU).
*Malattie infettive del feto durante la gravidanza.
*Incidenti.
*Fattori di rischio ambientali (mercurio, piombo).
Trattamento del ritardo mentale:
*Trattamento residenziale: servizi educativi a base territoriale.
*Trattamenti comportamentali: istruzione sistematica nei vari campi (abilità linguistiche, capacità motorie, cura della persona e sviluppo sociale), suddividendo il comportamento intero in diversi comportamenti più semplici e applicando i principi del condizionamento operante per insegnare al bambino il comportamento (rinforzi per ogni approssimazione progressiva all'impugnare bene il cucchiaio). Per diminuire i comportamenti autolesivi è necessario rinforzare comportamenti sostitutivi ad essi.
*Trattamenti cognitivi: training riguardanti strategie di risoluzione dei problemi.
*Istruzione assistita al computer: le componenti audiovisive del computer tengono alta l'attenzione, il livello del materiale può essere calibrato sulle capacità e conoscenze individuali dell'utente, il che garantisce un'esperienza positiva.

Tratto da PSICOLOGIA CLINICA di Alessio Bellato
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