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Apprendimento

Un apprendimento efficace è un apprendimento in cui vi è un’alleanza efficace tra aspetti cognitivi, metacognitivi e affettivo-motivazionali/emotivi.

ASPETTI COGNITIVI
con lo sviluppo :
- aumenta la capacità di elaborazione assoluta (il numero di elementi che posso ricordare) e relativa (se raggruppo gli elementi in classi potrò ricordare molti più elementi -> Quindi aumenta l’efficienza dei metodi con cui ricordo gli elementi)
- cambiano i codici rappresentazionali (che possono essere esecutivi, iconici, simbolici  -> tanto più il codice è simbolico tanto più è manipolabile -> con lo sviluppo il codice diventa sempre più astratto)
- si incrementa la conoscenza di base (ciò che si sa in relazione ad un determinato domino di conoscenze)
- Si modificano le strategie -> Prima il bambino utilizza strategie esterne al sistema cognitivo. Poi la prima strategia mnestica cognitiva che emerge nello sviluppo è la ripetizione (intorno ai 6-7 anni) e compare gradualmente -> all’inizio, di una lista non ripete tutto, ma solo qualche parole (ad esempio le ultime 2) e ripete ad alta voce. La seconda strategia che compare è quella per categorie, per classificazione (ad esempio se deve ricordare tutti i nomi dei bambini della sua classe, li divide in maschi e femmine, oppure per ordine di banco). Un’ulteriore strategia è quella per associazioni ed elaborazioni (prendere appunti, fare schemi ecc)
- Compare la metacognizione: vi sono 2 accezioni di questo termine: la consapevolezza dei propri processi cognitivi (ad esempio sapere che la propria memoria è limitata, cosa che porta a utilizzare determinate strategie) -> il bambino molto piccolo non ha questa consapevolezza, ed è per questo che non usa strategie cognitive / la capacità di controllo -> quando si apprende si deve inibire tutta una serie di informazioni interferenti -> implicitamente così tengo sotto controllo i miei processi mentali.

Quali sono gli aspetti cognitivi che più direttamente influenzano l’apprendimento? A esse si fa riferimento con il nome di funzioni esecutive -> esse sono:
- Attenzione selettiva: prestare e mantenere l’attenzione sulle informazioni importanti, resistendo alle distrazioni
- Memoria di lavoro verbale e visuospaziale: capacità mnestica che consente di elaborare le informazioni utili in quel momento -> interagisce con la memoria semantica (relazione tra ciò che già so e quello che sto imparando in quel momento)
- Controllo inibitorio: inibire le risposte automatiche o prepotenti, riflettere, attendere, Elaborare prima di dare una risposta
- Abilità di autoregolazione: ogni contesto ha delle regole da rispettare. Se manca questa capacità di autoregolazione è difficile che l’apprendimento funzioni.
- Flessibilità cognitiva: essere pronti a cambiare in riposta a variazioni del compito, perché è cambiata la regola, il materiale, la richiesta. Se invece le mie strategie sono stereotipate, è difficile che io riesca bene in tutti i compiti.

Memoria di lavoro  (WM)
In uno studio si studiava la capacità dei bambini di apprendere il fenomeno delle maree -> i bambini leggevano un testo, prima del quale venivano sottoposto a un pre test (per testare le conoscenze pregresse sulle maree) e poi a un post test (per testare l’apprendimento)-> se l’apprendimento è avvenuto in modo corretto le risposte avrebbero dovuto essere accurate. In un gruppo i bambini leggevano un testo tradizionale, in un altro gruppo un testo facilitante, cioè un testo in cui si mettono a confronto le credenze erronee circa le maree e le nozioni corrette. I bambini con una elevata WM anche nel testo tradizionale apprendono bene, invece i bambini con più bassa WM apprendono molto meglio con il testo facilitante, in maniera paragonabile a quella dei bambini con alta WM (con il testo normale invece apprendono poco). Quindi la WM influenza la comprensione (dato che i bambini con bassa WM apprendono poco con il testo normale), e il tipo di testo può migliorare la comprensione in bambini con una bassa WM, quindi si possono compensare i deficit di WM con adeguati strumenti didattici

Controllo inibitorio
Un esempio è l’effetto stroop -> si deve pronunciare il colore con cui la parola è scritta (bisogna inibire la risposta automatica, cioè la parola che si legge, per dare la risposta corretta). Il controllo inibitorio è importante per l’apprendimento della lettura e della matematica, ed è poi molto importante nell’adolescenza

Abilità di autoregolazione
L’abilità di autoregolazione influenza la prestazione accademica e i risultati scolastici in letteratura, scrittura e matematica. Inoltre essa, in situazioni con rilevanza motivazionale-emotiva, permettono di anticipare un risultato e i rinunciare alla gratificazione immediata, per attendere un risultato più ambizioso dopo (capacità di dilazionare la gratificazione).

Flessibilità cognitiva
Come posso aiutare il bambino ad applicare diverse strategie in diverse circostanze? Facendo in modo che il bambino possa sperimentare queste diverse strategie, suggerendogliele di volta in volta -> il bambino che apprende deve costruire la sua conoscenza delle strategie applicandole, dato che così può scoprirne i vantaggi. Gli adulti, dalla loro parte, devono incrementare le informazioni del bambino circa le varie strategie e la sua fiducia nel successo. L’arricchimento delle strategie cognitive è in parte frutto di certi stili di insegnamento, che interagiscono con le capacità, la motivazione e i processi di attribuzione del bambino.

Bambini e ragazzi con difficoltà nelle funzioni esecutive sono bambini ipoattivi (non partecipano), sbadati (esempio: fanno cadere l’acqua), hanno difficoltà a mantenere l’attenzione, a intraprendere compiti nuovi e impegnativi (tendono a utilizzare sempre le stesse strategie e non sono aperti a imparare cose nuove), a controllare le risposte automatiche (anche a pianificare), a regolare i loro stati emotivi (sono impazienti e hanno una scarsa tolleranza alla frustrazione). È però possibile potenziare le funzioni esecutive, specialmente l’inibizione di risposte automatiche e la flessibilità cognitiva nei bambini in età prescolare, e la WM  visuo-spaziale in età scolare con effetto sulle abilità matematiche (l’attenzione può anche beneficiare dell’esercizio fisico). Alcuni esempi di compiti di intervento: tracciare il percorso corretto in un labirinto, collegare simboli identici ignorando simboli distruttori simili, posizionare 5 immagini nell’ordine corretto in modo da formare una storia, posizionare 6 immagini nell’ordine corretto in modo da far emergere un animale, trovare 10 differenze tra 2 immagini, inserire la parte mancante corrispondente in un disegno.

ASPETTI METACOGNITIVI
Parlare di metacognizione significa parlare della cognizione sulla cognizione (sto usando la strategia giusta? Sarebbe meglio usarne un’altra?) -> è l’accesso consapevole e il controllo del proprio pensiero e della propria conoscenza. Ad esempio molti studi mostrano che quando noi leggiamo non facciamo movimenti oculari solo in avanti, ma torniamo indietro, per rileggere (in modo da controllare di aver letto giusto) -> tanto più i bambini fanno questi movimenti all’indietro, tanto più hanno risultati migliori nella comprensione del testo che hanno letto -> per comprendere realmente ciò che si legge bisogna continuamente ritornare indietro sul testo. Un altro esempio: non solo acquisire una strategia, ma sapere quando usarla, e inoltre sapere inibire l’uso di un’altra strategia, acquisita precedentemente, che risulta meno valida in quel contesto. Un altro esempio: saper accedere all’informazione immagazzinata nella memoria semantica e metterla in relazione con l’informazione presente nella memoria di lavoro, inoltre saper monitorare le operazioni cognitive in corso.
È possibile migliorare la metacognizione, promuovendo il ragionamento e la riflessione sui propri pensieri, ed evitando di dare subito allo studente la risposta corretta.

ASPETTI AFFETTIVO-MOTIVAZIONALI, EMOTIVI
Quali sono questi aspetti? Il primo è la motivazione alla riuscita, cioè il processo attraverso cui un’attività diretta ad uno scopo è iniziata e sostenuta -> le sue componenti sono:
- Interesse per l’attività
- Percezione di competenza (che fa parte del concetto di sé) -> è molto difficile che un ragazzo che ritiene di “non essere capace di” riesca nel compito -> non è disposto a impegnarsi e a rinunciare alla gratificazione immediata sé sa di non riuscire
- Autoefficacia
- Attribuzioni causali (locus of control esterno/interno)
- Aspettative e valori
- Emozioni positive
N.B: bisogna stare attenti alla difficoltà del compito e non mettere l’asticella troppo in alto, quindi il compito deve essere alla portata del bambino. È importante anche differenziare i compiti a seconda della capacità -> esempio: non dare una prova di sinonimi a un bambino che conosce appena l’italiano.
N.B: la relazione è bidirezionale -> se riesco nel compito, la mia immagine ne beneficerà. Influisce anche il contesto, quindi ad esempio una classe molto preparata o poco preparata.

Un altro aspetto che influisce sull’apprendimento sono le emozioni:
- Emozioni negative intense: interferiscono con il processo di apprendimento. Infatti all’umore negativo possono associarsi alti livelli di ansia che interferiscono con la memoria di lavoro e diminuiscono il livello di prestazione -> l’ansia mangia risorse cognitive! Sarebbe importante ad esempio insegnare ai bambini a gestire l’ansia nei primi minuti di una verifica in classe.
- Umore positivo: può migliorare la prestazione cognitiva, sostenendo l’attenzione

Quindi le emozioni non sono da considerare elementi di disturbo, quanto piuttosto di sostegno all’apprendimento. Tradizionalmente le emozioni erano escluse dai modelli dello sviluppo cognitivo (es: HIP), che consideravano solo aspetti cognitivi. D’altra parte per lungo tempo la cognizione è rimasta esclusa dai modelli sulle emozioni -> nei modelli sulle emozioni classici vi è un evento che determina un certo arousal che determina una emozione, senza il coinvolgimento di aspetti cognitivi. Più recentemente, alla fine del secolo scorso, la teoria dell’appraisal ha cominciato a mostrare che effettivamente la cognizione è connessa con le emozioni, dal momento che quando un evento si verifica, affinché si possa rispondere ad esso in modo emotivamente adeguato, prima lo si deve comprendere, gli si deve attribuire un significato  -> Lazarus ha sostenuto che dato un evento ne conseguono una serie di processi cognitivi che etichettano, categorizzano, interpretano l’evento, e in seguito a questa etichetta emerge un certo tipo di attivazione fisiologica e una certa emozione. In questo modello quindi la cognizione ha il primato sull’emozione, dato che l’emozione dipende dall’etichetta cognitiva che è stata applicata precedentemente. Oggi si pensa che emozione e cognizione sono strettamente interdipendenti e si rifiuta l’idea che una o l’altra abbiano il predominio. Esempi di studi che mostrano ciò:
- Paradigmi di affective priming: se faccio vedere un volto connotato emotivamente oppure un oggetto connotato emotivamente e poi faccio eseguire al soggetto un compito cognitivo, la prestazione al compito cognitivo è influenzata dall’emozione del volto, anche se esso non ha nulla a che vedere con il compito (vedere un volto felice piuttosto che arrabbiato modula la successiva prestazione cognitiva) -> ad esempio in un compito di classificazione di stimoli, i tempi di reazione sono inferiori quando il volto è felice
- Visual search: quando all’interno di una serie di stimoli devo trovare un volto connotato emotivamente, piuttosto che un volto neutro, i tempi di reazione nella ricerca visiva sono più veloci.
- Affective neuroscience: questi studi dimostrano che è vero che ci sono sistemi deputati esclusivamente all’elaborazione emotiva, però allo stesso tempo essi sono strettamente connessi alle aree di elaborazione cognitive -> non sono sistemi separati, ma strettamente interconnessi
-> Possiamo concludere che cognizione e emozioni sono processi complementari, piuttosto che indipendenti.
Le emozioni modulano e organizzano i pensieri, gli apprendimenti, le azioni del bambino. Allo stesso tempo però le emozioni sono modulate dai pensieri, azioni, apprendimenti del bambino.

Vi sono anche altri fattori che influenzano l’apprendimento scolastico, oltre a quelli cognitivi, metacognitivi e affettivi -> per esempio si deve tener presente che i comportamenti accademici (ad esempio frequentare le lezioni, fare i compiti, partecipare in classe, organizzare il materiale) influenzano molto l’apprendimento e la prestazione scolastica -> qui il problema non è di natura cognitiva, ma del contesto socio-culturale in cui il bambino si colloca (quanto i genitori spingono il bambino ad andare a scuola, lo aiutano nel fare i compiti e nell’organizzare il materiale). Ad un livello più elevato i comportamenti cruciali per un buon successo scolastico sono anche l’autocontrollo, l’autodisciplina, la capacità di dilazionare la gratificazione (quanto più il bambino cresce, quanto più dovrà essere lui capace di trovare il momento giusto per fare i compiti). L’apprendimento infine può essere guidato, a un livello ancora superiore, anche dai valori e dai punti di riferimento del bambino (ad esempio in America viene incoraggiata l’appartenenza al gruppo -> nei college vengono consegnate magliette, felpe e materiali con il logo dell’università). Inoltre anche la percezione di poter riuscire a scuola influenza l’apprendimento.
Con tutti questi comportamenti, atteggiamenti valori interagiscono poi le strategie di apprendimento sopra descritte, ma anche le abilità sociali (con migliori abilità sociali sarà possibile ad esempio chiedere i compiti quando si è assenti).
Da tutto ciò emerge dunque che i fattori che influenzano l’apprendimento scolastico sono molteplici e non tutti strettamente cognitivi -> in quanto psicologi si deve essere in grado di capire a che livello il bambino presenta difficoltà e per quale ragione il suo apprendimento non è ottimale -> se so dove il problema si colloca, so anche come intervenire. Ciò implica anche che nella gestione della classe si devono saper differenziare i percorsi di apprendimento (eterogeneizzare le classi), differenziare i tempi di apprendimento (ad esempio un bambino impiega 30 secondi per svolgere un’operazione, mentre un altro bambino 5 minuti -> a quel bambino bisogna lasciare il tempo giusto, così potrà sperimentare un successo, anche se in un maggiore tempo), ristrutturare gli spazi di apprendimento (luce, acustica, temperatura, qualità dell’aria, ma anche “bellezza” dell’ambiente di apprendimento, es. colori), offrire consulenza e supporto di professionisti ed esperti a insegnanti e genitori. I dati sulla dispersione scolastica (ragazzi della scuola dell’obbligo che lasciano la scuola) sono in calo (nel 2006 il tasso era del 20,8% mentre nel 2017 è del 14,7), anche se comunque il tasso è abbastanza elevato. L’obiettivo dell’UE è di arrivare nel 2020 al 10%

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO COGNITIVO di Mariasole Genovesi
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