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Il gioco



Naturalmente non si apprende solo a scuola, dato che i contesti di apprendimento sono molteplici -> un contesto in cui il bambino apprende tantissimo è il gioco. Nella convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nell’art 31 c’è scritto: “Gli Stati riconoscono che tutti i bambini devono essere trattati con umanità e rispetto: hanno il diritto di riposarsi, giocare, fare sport, esprimere la propria creatività e partecipare alla vita artistica e culturale del Paese in cui vivono”. Bruno Munari diceva che per i bambini il gioco è una cosa seria.
Come evolve il gioco? Il bambino già nei primi mesi di vita gioca: le sue competenze motorie sono limitate, però si possono proporre giochi multi sensoriali (stimolano i diversi sensi -> tante più modalità sensoriali coinvolgo tanto più l’informazione acquisisce importanza), dato che le abilità percettive sono presenti fin dalla nascita. Un passaggio importante avviene a 4/5 mesi in cui il bambino impara ad afferrare gli oggetti -> si possono proporre giochi che stimolano la manipolazione -> attraverso la manipolazione il bambino può così apprendere. Come devono essere questi oggetti? Non possono essere troppo piccoli perché manca la presa a pinza (quella di precisione), che compare solo a partire dai 9 mesi. Dai 12-15 mesi il bambino riesce a spostarsi nello spazio, quindi non gli interessa più solo lo spazio prossimale, ma va a cercare oggetti nello spazio distale -> può fare giochi che facilitano lo spostamento in un ambiente più vasto.
Il gioco è importante e perché incrementa lo sviluppo fisico: con il gioco i bambini incrementano la forza fisica, la resistenza, l’equilibrio, la coordinazione motoria. Incrementa poi lo sviluppo cognitivo: il gioco è un modo per imparare attraverso i sensi (guardare, toccare, sentire, odorare, gustare), per percepire organizzare e ricordare informazioni, per progettare, pianificare, risolvere problemi, essere creativi, immaginare una soluzione originale, apprendere nozioni e significati. Il gioco incrementa anche lo sviluppo del linguaggio -> con ogni nuovo gioco il vocabolario di parole si amplia, inoltre con il gioco il bambino impara ad esprimere attraverso il linguaggio un desiderio, un’emozione, un’idea. Con il gioco si incrementa anche lo sviluppo emotivo: giocare può essere divertente, ma anche molto impegnativo -> si sperimentano emozioni (felicità, tristezza, rabbia, paura), si sopporta la fatica e la frustrazione, si gioisce per un successo e si sperimenta la soddisfazione di un obbiettivo, si accetta la sconfitta, si esprimono le emozioni in modo appropriato. Il gioco incrementa anche lo sviluppo sociale, perché grazie a esso si impara a condividere, cooperare, rispettare le regole, aspettare il proprio turno, negoziare, trovare un compromesso (se si vogliono fare giochi diversi ci si consulta e si arriva a una soluzione insieme).
Quindi attraverso il gioco i bambini vivono una serie di esperienze importanti per il loro futuro sviluppo.

Quali sono i diversi giochi? Tra 0-1 anno il gioco è solitario -> questo tipo di gioco è predominante quando il bambino è molto piccolo, però è importante ad ogni età che il bambino sia in grado di giocare in autonomia (il genitore non deve preoccuparsi costantemente di intrattenere il bambino). Tra 0-1.5 anni c’è anche il gioco da spettatore: il bambino gioca osservando l’altro che gioca. Il passo successivo è il gioco in parallelo (1-2 anni), in cui due bambini condividono lo stesso materiale di gioco (lo stesso spazio – giocano uno vicino all’altro, utilizzando materiali simili), anche se non è proprio un gioco cooperativo, perché non vi è un vero e proprio scambio. Poi compare il gioco associato (3-4 anni), in cui i bambini condividono l’obiettivo del gioco (ad esempio girare con il triciclo in un circuito), non sono però presenti regole precise o una struttura del gioco ben definita. Qui i gruppi sono ancora omogenei (maschi e femmine insieme). A partire dai 4-5 anni compare il gioco cooperativo, che si distingue da quello associato dato che si può osservare una reale cooperazione, infatti ci si scambiano alternativamente dei ruoli, vi sono delle regole (si stabilisce chi partecipa e chi no), c’è un inizio e una fine. Spesso qui i gruppi sono composti da bambini dello stesso genere (maschi o femmine).
I giochi si possono anche dividere per tipologia, attraverso cui si possono anche fare delle inferenze circa le competenze del bambino. Una tipologia è il gioco di finzione (3-8 anni): i bambini trascorrono molto tempo impegnati in giochi di finzione, spesso da soli, in cui inventano una trama e si fingono in diversi ruoli simultaneamente. Gli oggetti supportano questa tipologia di gioco, e non vengono usati per la loro specifica funzione, ma il bambino ne inventa una nuova. Frequentemente i giochi sono molti e piccoli, organizzati in insiemi (esempio: animali, figurine, piccoli pupazzi). Il gioco di finzione può avvenire anche in piccoli gruppi di pari, in cui ogni componente assume un preciso ruolo e si sviluppano complesse trame narrative. Poi ci sono i giochi di costruzione (esempio: lego), in cui il bambino struttura e organizza gli elementi per dare una forma -> qua si può osservare la complessità delle costruzioni e le capacità di organizzazione e pianificazione. I giochi di costruzione possono anche combinarsi ai giochi di finzione (esempio: costruisco una macchinina e poi la personifico). Un altro tipo di gioco è il gioco attivo, fisico, di movimento (3-8 anni), in sui si salta, si balle, si corre -> consente di sviluppare le competenze motorie e promuove stili di vita sani. Infine vi sono i giochi strutturati e formali, i quali prevedono regole predeterminate (carte, giochi di società ecc).

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO COGNITIVO di Mariasole Genovesi
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