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Modelli di prevenzione



Obiettivi della prevenzione nella prima infanzia (che dovrebbe focalizzarsi sulla relazione):
- Rendere più adeguata la relazione M-b
- Di conseguenza rendere più adeguato lo sviluppo socio-emotivo del bambino
- Prevenire l'emergenza di disturbi psicopatologici nel corso dello sviluppo
L'ipotesi è che i disturbi che possono emergere nella prima/media infanzia e preadolescenza, se non vi sono interventi adeguati, tendono a persistere anche nell'età adulta, determinando un maggiore rischio psicopatologico adulto. Ridurre il rischio psicopatologico implica anche la riduzione dei costi sanitari. In Italia tuttavia i progetti di prevenzione non sono del tutto adeguati e sistematici.

Interventi preventivi universali: si rivolgono a tutta la popolazione, indipendentemente dalla presenza di rischio individuale, con lo scopo di favorire le capacità genitoriali. In questi interventi vi è anche l'accesso facile ai consultori pediatrici, familiari e agli asili nidi.
Interventi preventivi selettivi: si individua un gruppo di genitori a rischio biologico, psicologico o sociale --> esempio: madri adolescenti. In questo caso si va a proporre ai genitori un percorso per attenuare il rischio legato a vari fattori biologici, psicologici e sociali
Interventi preventivi indicati: sono rivolti a genitori con psicopatologia conclamata, o comunque con alto rischio, avendo alti indici predittivi di sviluppo di un distrubo mentale (esempio: genitori tossicodipendenti, depressione materna)

Aspetti pragmatici della prevenzione: a breve termine ci si assicura la saluta fisica e il benessere del bambino e al contempo una maggiore efficacia del genitore. A lungo termina determina: comportamenti meno a rischio del bambino/adolescente (in termini di aggressività, delinquenza, insuccesso scolastico ecc) / minore stress e maggiore benessere psicologico nel genitore.

Modelli di intervento
Tutti i modelli di intervento messi a punto dalla fine degli anni 80 hanno una prospettiva transazionale, cioè non si interviene solo sul genitore o solo sul disagio del bambino (esempio: disturbi del sonno, alimentari, inconsolabilità), ma si deve intervenire sulla relazione.
I diversi modelli di intervento possono coinvolgere 3 diverse vie di ingresso:
- Rappresentazioni del genitore: il modello psicodinamico utilizza come via di ingresso le rappresentazioni materne relative alle passate esperienze con i propri genitori e a quella di se stessa come madre, presupponendo che tali rappresentazioni influenzino le modalità di caregiving e gli stili interattivi adottati con il figlio
- Interazioni madre bambino
- Stili di interazione che caratterizzano
- Il comportamento del bambino
Quindi è come se vi fossero diverse vie di ingresso al sistema genitore-bambino.
Inoltre i modelli di intervento si differenziano sulla base degli strumenti che vengono utilizzati: uso del video-feedback, attività psico educative e di sostegno sociale, tecniche maggiormente improntate all'approccio psicodinamico.

Infine i tipi di intervento si distinguono sulla base dell'azione che si può svolgere:
Riparazione: l’obiettivo è cambiare aspetti del bambino aumentandone la competenze comunicative verso il genitore -> in questo modo si migliora l’adattamento del bambino alle modalità di parenting del genitore. Viene applicato in presenza di sviluppo atipico del bambino. Il cambiamento nel bambino produce cambiamenti adattivi nel genitore (sia nel parenting sia nelle rappresentazioni). + vedi libro per esempi
Ridefinizione: è volto a modificare la rappresentazione che il genitore ha del bambino o di se stesso in relazione al bambino. Esempio: il genitore ha una rappresentazione cosciente del bambino che non corrisponde alle reali caratteristiche del bambino. Questi interventi hanno l'obiettivo di facilitare l'adattamento del genitore a caratteristiche particolari del bambino. Vi possono anche essere interventi in quest'ambito più di tipo psicodinamico, che si rivolgono agli aspetti proiettivi del genitore nei confronti del bambino  -> Esempio: attribuzione da parte del genitore al bambino di caratteristiche legate alle proprie esperienze infantili.
Rieducazione (home-visiting): lavora sulle capacità nell'attualità del genitore di parenting, di essere sensibile, di sintonizzarsi con lui. L'obiettivo è proprio quello di aumentare le competenze del genitore nella cura del figlio tramite interventi psico-educativi. Obiettivo: aumentare le competenze dei genitori rispetto alla cura dei figli, quando queste sono carenti. È rivolto soprattutto a genitori a rischio psicosociale: madri adolescenti, genitori con basso livello socioeconomico, genitori alcolizzati.

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO SOCIO-AFFETTIVO di Mariasole Genovesi
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