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Principi di intervento nel MBT-P



1. FOCUS SUGLI STATI MENTALI ATTUALI: Gli interventi dovrebbero essere centrati sugli stati mentali piuttosto che sul comportamento e riguardano ciò che sta accadendo o le interazioni genitoriali. Obiettivo del trattamento: aiutare il genitore a comprendere il figlio in termini di cosa stia pensando e provando. Inoltre, terapeuta e paziente si muovono continuamente tra mentalizzazione su sé stessi, sull’altro e sulla interazione genitore-bambino.
2. Focus sull’affetto: L’ MBT-P si focalizza sugli affetti nell’immediatezza del momento, concentrandosi su quello che succede nel qui ed ora nella seduta, tra genitore e bambino. Identificare il sentimento aiuta a colmare il divario tra l’esperienza affettiva primaria e la sua rappresentazione simbolica, sostenendo il sistema della rappresentazione secondaria del genitore ed indirettamente del bambino. Identificare le emozioni, saperle nominare, rappresentarle e collocarle in un contesto, sono chiavi importanti di miglioramento. Il terapeuta deve restare flessibile, ricordando i fallimenti di mentalizzazione del paziente per calibrare l’intensità emotiva dell’intervento. Durante le sedute di videofeedback i livelli di attivazione sono elevati, in quanto il paziente teme il giudizio del terapeuta. È compito del terapeuta adottare tecniche supportive, come l’approvazione e l’empatia. Il terapeuta col suo atteggiamento mentalizzante pone domande tipo: «che cosa ne pensa?»; «come pensa si stia sentendo il suo bambino?»; «come fa a sapere questo?»
3. Modelling della riflessività genitoriale: Nel MBT-P il terapeuta funge da modello per il funzionamento riflessivo, mostrando al caregiver una rappresentazione degli stati mentali del bambino.
4. Focus sulle risorse genitoriali: Il MBT-P si focalizza quanto più possibile sui punti di forza presenti nel genitore. Mettere in luce le risorse genitoriali costituisce un intervento rassicurante e supportivo, che aiuta a ridurre i livelli di attivazione e a creare la possibilità di migliorare ulteriormente la mentalizzazione.
5. Discutere e validare: Il genitore accetterà e imparerà più facilmente attraverso interventi che rinforzano i suoi sentimenti. Il rinforzo positivo crea, inoltre, l’ opportunità di focalizzarsi sulle vulnerabilità del genitore. Dopo la rassicurazione, il terapeuta può stimolare una riflessione sugli stati mentali del bambino, del genitore e della loro interazione: è la strategia del discutere ed elogiare
6. Mentalizzare nel qui ed ora della relazione genitore-bambino: Una regola importante nel lavoro con i genitori é quella di lasciare che dapprima l'interazione si avvii, facendo sì che il genitore assuma l'iniziativa. Il terapeuta dovrebbe trattenersi dall'intervenire immediatamente nella relazione anche quando è evidente fin dall’inizio una mancanza di sensibilità genitoriale.

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO SOCIO-AFFETTIVO di Mariasole Genovesi
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