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Le rappresentazioni sociali


Torniamo alla ricerca sulla mobilitazione studentesca condotta da DiGiacomo nel 1980. L'autore affronta la questione passando a un livello più sociale interrogandosi su come gli studenti vedono i promotori della protesta e le altre organizzazioni studentesche e come si pongono davanti al potere e alle forze politiche in campo. 

Si chiede ai 165 studenti di completare un compito di associazioni libere, cioè di scrivere i primi termini che vengono in mente di fronte ad alcune parole-stimolo. Le parole-stimolo usate sono:
• Comitato, Estrema sinistra (parole legate ai promotori della protesta e loro posizione politica)
• Sciopero-Lavoratori (parole legate alla strategia di protesta e all'azione prevista di saldatura con movimento dei lavoratori)
• Studenti-Dirigenti (parole legate al sé attuale e sé potenziale)
• Estrema destra-Potere-AGL (antagonisti politici del comitato, chi è al potere)

Le analisi delle risposte rivelano che le rappresentazioni sociali condivise dagli studenti si raccolgono attorno a tre assi: potere, conservatorismo, politicizzazione. La rappresentazione sociale del comitato è esterna e opposta a quella degli studenti poiché la rappresentazione del comitato è politicizzata mentre la rappresentazione degli studenti no (è apolitica). Studenti e lavoratori sembrano vicini in quanto privi di potere, ma gli studenti esprimono vicinanza anche con la classe dirigente. Gli studenti non partecipano alle azioni del comitato (non potente e politicizzato) perché lo vedono lontano dal sé attuale (non potenti ma apolitici) e dal sé potenziale (dirigenti). Gli studenti percepiscono di non avere efficacia perché condividono una rappresentazione della società in cui essi sono opposti ai gruppi di potere e non si impegnano per reclamare il potere poiché proiettano un sé possibile verso gli stessi gruppi dirigenti.
    
Se la teorie della social cognition chiariscono come gli individui pensano e agiscono in circostanze diverse, la teoria della rappresentazione sociale spiega quando e perché i principi cognitivi sono attivati nella realtà sociale, riconosce la specificità del gruppo come entità ontologica, inoltre la ricerca non è condotta nel vuoto sociale ma è sempre inserita in un contesto specifico. Le rappresentazioni sociali sono prodotti di un processo di valutazione sociale, cioè nascono dalla spinta a valutare elementi importanti del quotidiano. 
In una rappresentazione sociale è possibile distinguere 3 aspetti: il contenuto (=insieme di conoscenze e valori su un oggetto), il campo (=l'organizzazione di informazioni/relazioni tra gli elementi del contenuto) e l'atteggiamento (=l'orientamento valutativo verso l'oggetto/evento).

Il movimento delle rappresentazioni sociali nasce cinquant'anni fa in Francia, si propone come l'altra faccia della psicologia sociale. L'atto fondativo dell'approccio delle rappresentazioni sociali è la pubblicazione nel 1961 della tesi di Serge Moscovici. Oggi la teoria delle rappresentazioni sociali si presenta come una met-teoria a cui è possibile ricondurre diversi temi classici della psicologia sociale.
Le rappresentazioni sociali vengono definite come una serie di concetti, asserti e spiegazioni che nascono nella vita di tutti i giorni, nel corso delle comunicazioni interpersonali. Esse sono, nella nostra società l'equivalente dei miti e delle credenze nelle società tradizionali; possono essere addirittura considerate la versione contemporanea del senso comune.

Alla base dell'impianto teorico troviamo il triangolo semiotico Sé-Altro-Oggetto che per Moscovici deve essere posto al centro della psicologia sociale.
L'oggetto di studio non è più il rapporto tra stimolo e risposta come poteva essere nel comportamentismo, né tra individuo e realtà come nella social cognition ma è lo spazio intermedio, ovvero l'intersezione tra individuo e società, un'area in cui il rapporto con gli oggetti reali è mediato dalla presenza e dall'interazione con l'Altro.
Le caratteristiche delle rappresentazioni sociali sono 2: esse emergono nel rapporto Sé-Altro (l'accesso all'oggetto nasce in un rapporto dialogico con l'Altro, la conoscenza degli oggetti è co-costruita nella diade in cui gli individui si trovano e la comunicazione interpersonale diventa centrale nella costruzione sociale della realtà e nella costruzione delle rappresentazioni sociali), inoltre la natura delle rappresentazioni sociali è caratterizzata da stabilità e cambiamento (Moscovici parte dal concetto di rappresentazioni collettive introdotto da Durkheim definite come forme intellettuali strutturate, sedimentate nel corso del tempo nella società e che riguardano temi di religione/diritto/morale, sono collettive per la loro origine e perché sono comuni a tutti i membri di una società. Le rappresentazioni sociali introdotte da Moscovici sono fenomeni in continuo divenire, continuamente negoziate e ricostruite, riguardano temi più specifici, non sono necessariamente condivise da tutti, non si configurano come insieme totalmente coerente, sono finalizzate alla gestione delle necessità specifiche di una certa comunità e non sono sviluppate per sistematizzare in modo razionale le conoscenze. Le rappresentazioni sociali emergono dalla comunicazione e permettono che avvenga la comunicazione, il fine pratico delle rappresentazioni sociali è quello di gestire la realtà e contribuire a costruirla.

In quali condizioni si formano le rappresentazioni sociali: l'approccio alle rappresentazioni sociali inizialmente ha indagato sul modo in cui le teorie scientifiche sono recepite dalle teorie del senso comune. In questa prospettiva le rappresentazioni sociali nascono nel trasferimento di idee e concetti dalla scienza alla vita quotidiana, come esito di una trasformazione per passare da un universo reificato a un universo consensuale. Gli universi reificati hanno un sistema solido, caratterizzato da ruoli e categorie, in cui le persone hanno status diversi. Il grado di partecipazione è assicurato dalla qualifica e dal ruolo ricoperto, a questi universi appartiene la conoscenza scientifica, mentre gli universi consensuali sono guidati da principi diversi: la società guarda se stessa come un gruppo di individui tra loro equivalenti e sufficientemente competenti (la competenza non è esclusiva ma è acquisita da tutti in funzione delle necessità specifiche), a questi universi appartengono il senso comune e le rappresentazioni sociali. 

Per esemplificare questa dicotomia tra universi si po' parlare di un caso di tossicodipendenza tra professionisti di un gruppo di lavoro (universo reificato) in cui ciascun membro avrà il diritto di esporre la propria opinione oppure durante una cena di amici (universo consensuale) in cui ciascuno potrà esprimere la propria opinione. La dicotomia netta tra questi universi presentata da Moscovici è stata criticata per l'implicita superiorità riconosciuta alla razionalità scientifica.

Più recentemente si è arrivati al riconoscimento di una bidirezionalità tra i due universi con lo studio di Batel e Castro che esaminano una controversia ambientale per il recupero di un'area del centro storico di Lisbona e mostrano che sia gli esperti sia gli abitanti sono in grado di usare entrambe le modalità discorsive. Nonostante gli esperti cerchino di escludere i cittadini, accentuando l'importanza della conoscenza tecnica, questi ultimi mostrano di sapersi muovere in universi reificati, evocando altre competenze, e in universi consensuali. Le rappresentazioni emergono in contesti in cui le diverse conoscenze si confrontano e stimolano l'emergere di una conoscenza condivisa, inoltre esse sono forme di pensiero tipiche delle società de-tradizionalizzate (caratterizzate da mobilità, dalla diversità tra gruppi sociali, dalla riflessività e dalla circolazione massiccia di informazioni). Ma un contesto de-tradizionalizzato e un universo consensuale non sono sufficienti alla nascita delle rappresentazioni sociali, è necessario infatti incontrare delle motivazioni specifiche. Affinché emerga una rappresentazione sociale, un oggetto deve essere problematico (con molte sfaccettature, in cui elementi a favore e contrari coesistono e suscitano dibattiti/discussioni), contestuale (per cui i significati dell'oggetto dipendono dai contesti) e rilevante (deve esercitare una pressione nei confronti delle comunità).

La genesi delle rappresentazioni segue due processi tra loro interconnessi: 

Ancoraggio: comprende una serie di movimenti per collegare i contenuti alle immagini e alle categorie del quotidiano, per connettere il nuovo con il conosciuto (es. la seduta di psicoanalisi diventa una confessione). Si sviluppa in due momenti:
Categorizzazione: che consiste nell'inserire una novità in una categoria già definita e già presente nel linguaggio (es. le pale eoliche all'interno della categoria dei mulini a vento).
Denominazione: che consente di descrivere un oggetto, distinguendolo da altri oggetti, conferisce identità e consente di comunicare infatti nel momento in cui abbiam definito il nome dell'oggetto sarà sufficiente nominare il termine per comprendersi senza necessariamente doverlo definire in modo dettagliato.

Oggettivazione: in questa fase ciò che è astratto diventa concreto, assume una forma fisica e diventa oggetto di realtà. Si sviluppa in due momenti:
Figurazione: dove si fonda un nucleo figurativo, ovvero un'icona che riproduce una struttura concettuale (es. la metafora dell'iceberg per descrivere la dicotomia inconscio-conscio).
Naturalizzazione: avviene dopo che si è stabilito un nucleo figurativo stabile dal processo precedente di figurazione, qui la rappresentazione prende il posto del rappresentato, cioè diviene essa stessa referente del concetto.
Nel passaggio tra ancoraggio e oggettivazione prende piede il decalage delle informazioni poiché i contenuti possono essere sottoposti a distorsione, integrazione o defalcazione.
    
Le funzioni delle rappresentazioni sociali sono principalmente tre:
Trasformare ciò che è estraneo in qualcosa di noto/familiare, funzione detta anche symbolic coping ed aiuta a gestire il nuovo inserendolo in un insieme di conoscenze già acquisite, rende un oggetto intellegibile e consente la comunicazione.
Condividere un repertorio rappresentazionale, consente comunicazione agevole all'interno del gruppo. Nascendo all'interno di un gruppo le rappresentazioni sociali definiscono i confini del gruppo tracciando una linea di demarcazione tra chi condivide certi contenuti e chi la pensa diversamente.
Funzione anche nei comportamenti, questo legame è stato spiegato attraverso uno studio sulle malattie mentali (una comunità contadina francese ha accolto in casa malati di mente, gli abitanti del villaggio svilupparono un sistema che permetteva di gestire le interazioni ma che salvaguardava l'immagine del Sé differenziandola dall'Altro).

Tra gli sviluppi della Teoria delle rappresentazioni sociali due scuole hanno svolto un ruolo fondamentale:
• La Scuola di Ginevra: approccio socio-dinamico, si concentra sul rapporto tra rappresentazioni e ambiente sociale sottolineando così la dimensione sociale delle rappresentazioni. Nasce sotto l'influenza di Doise secondo cui lo scopo della ricerca sulle rappresentazioni sociali consiste nell'identificare i contenuti delle rappresentazioni sociali, rintracciare i principi organizzatori e identificare le posizioni che i gruppi di persone hanno in merito a un determinato oggetto. La dinamica delle rappresentazioni si inserisce nella dinamica delle relazioni sociali (una ricerca condotta nella ex Jugoslavia ha mostrato che l'esperienza diretta di episodi di vittimizzazione e l'appartenere a una comunità che ha subito questo genere di violenze hanno un ruolo differente nel favorire il sostegno verso i principi espressi nella Dichiarazione internazionale dei diritti umani).
• La Scuola di Aix-en-Provence: approccio strutturalista, si concentra sulla struttura/configurazione delle rappresentazioni sociali e sulle relazioni interne tra i contenuti. Secondo questo approccio è possibile identificare due zone presenti in qualsiasi rappresentazione sociale:
- Il nucleo: è la zona centrale della rappresentazione, contiene gli elementi fondamentali che donano significato all'oggetto rappresentato. Ha tre funzioni principali: stabilizzatrice (dona coerenza alla rappresentazione, assicurandone stabilità nel tempo), generatrice (dona significato alle componenti, nucleo e periferia, della rappresentazione) e organizzatrice (connette e collega in un tutto donato di senso il contenuto della rappresentazione). Il nucleo è il cuore della rappresentazione, è necessario per cambiare le componenti della rappresentazione e determinare il cambiamento all'intera rappresentazione sociale.
- La periferia: è la zona di frontiera della rappresentazione, è la parte che cambia più in fretta, consente di includere nuovi elementi e di escludere quelli non più adatti, protegge il nucleo e assorbe le novità dando alla rappresentazione la flessibilità necessaria a fronteggiare i cambiamenti del mondo. In questo modo le rappresentazioni mantengono la loro capacità di adattarsi a situazioni nuove senza obbligare la persona a riorganizzare quotidianamente il proprio sistema di pensiero.

Il tema degli atteggiamenti e la teoria delle rappresentazioni sociali sono due ambiti di ricerca distinti per motivi storici ed epistemologici ma tra i due sussistono numerosi collegamenti. C'è la presenza di altre teorie concorrenti come gli approcci discorsivi/retorici/narrativi che si pongono in modo critico verso entrambe le prospettive rinfacciando agli approcci cognitivi che studiano gli atteggiamenti un eccessivo individualismo e alla teoria delle rappresentazioni l'incertezza nel voler spostare la propria indagine dai processi cognitivi alle interazioni comunicative.

Tratto da PSICOLOGIA SOCIALE di Emma Lampa
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