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Psicologia di comunità: valori e principi


La psicologia di comunità  è a metà strada tra psicologia e sociologia --> psicologia perché si occupa di ciò che succede dentro di noi, ma è anche sociologia perché si occupa di ciò che sta fuori di noi e che influenza ciò che sta dentro (si occupa dunque dell'interazione tra persona e contesto).
 
Cosa è la psicologia di comunità?

• Quando si parla di psicologia di comunità ci si riferisce a un modo di pensare [es.: c'è un aumento in Lombardia dell'aumento di alcool tra i minorenni --> 3 mutamenti: si abbassa l'età di uso, si femminilizza (sempre più ragazzine lo usano) e c'è un uso ricreativo dell'alcool (per disinibirsi)] --> c'è da capire cosa accada negli ambienti sociali affinché queste 3 condizioni siano rese possibili --> il modo di pensare è di situare i problemi sociali non solo in una dimensione individuale (di un solo ragazzo), ma anche in una dimensione contestuale.

• Inoltre la psicologia di comunità mira al cambiamento sociale come strumento per ridurre le disuguaglianze e per creare giustizia sociale tra i gruppi di comunità (è una psicologia impegnata, cioè si impegna a sostenere le fasce della popolazione più debole)

• La psicologia di comunità è interessata ad anticipare gli esiti negativi --> è preventiva, pur rimanendo lo stesso in un orientamento clinico e terapeutico. Comunque ci si occupa soprattutto di prevenire i problemi, assicurare la salute e migliorare la qualità di vita di individui e gruppi.

• Si cerca di raggiungere tutti questi obiettivi andando a coinvolgere la comunità di riferimento

Quindi la psicologia di comunità è sia una disciplina scientifica (che analizza comportamenti ed individui nei loro contesti di vita --> ad esempio dentro le scuole, le associazioni ecc...), sia una disciplina applicativa/professione d'aiuto (finalità: prevenzione e promozione della, sia una prospettiva analitica (è un modo di guardare i fenomeni).

Campo teorico e pratico della psicologia di comunità (le sue missioni):
1) aiutare le persone a diventare consapevoli del ruolo dei contesti per il loro benessere --> il benessere delle persone è influenzato da fattori individuali e di contesto [es.: la Caritas ambrosiana è una struttura che si occupa di fare interventi a sostegno della povertà --> c'è un aumento della povertà relativa (cioè si guadagna ma si è sempre indebitati) dei padri separati --> molti programmi si orientano su un intervento chiamato hausing sociale, cioè creare abitazioni in cui c'è sostegno sociale e psicologico (se si dorme in macchina non si hanno solo danni fisici ma anche psicologici)] --> qui il ruolo dei contesti per il benessere è decisivo.
Quindi si devono aiutare le persone affinché si attivino e diventino protagoniste dei processi di cambiamento che li riguardano.
Se si riesce ad attivare questo processo di cambiamento partecipato allora si attiva davvero un processo di cambiamento decisivo.
2) aiutare la vittima evitando approcci che biasimano la vittima (blame the victim), cioè in cui l'individuo è considerato come colpevole del proprio disagio e quindi come unico fattore da modificare --> l'individuo portatore di una difficoltà o di una devianza è solitamente considerato colpevole dei suoi problemi --> uno degli obiettivi della psicologia di comunità è fare in modo che questa mentalità comune scompaia
3) evitare approcci che si focalizzano solo a livello individuale, cioè strategie di cambiamento basate esclusivamente sulla persona, in modo da renderli più in grado di adattarsi alle condizioni sociali.
 
Quindi la psicologia di comunità ha come cuore pulsante questo concetto: lavorare CON le persone nel contesto --> ciò porta a 3 conseguenze:
• comprendere l'interdipendenza tra componenti contestuali e individuali,
• analizzare la transizione dinamica tra individui e contesti,
• comprendere quali condizioni degli ambienti di vita favoriscono o ostacolano lo sviluppo individuale e i fenomeni sociali (es: alcolismo).

Di cosa si occupa la psicologia di comunità?

Sicuramente di fenomeni complessi [ad esempio un fenomeno complesso è la dispersione scolastica, cioè quanto entro i 24 anni si riesce a prendere almeno un diploma --> questo fenomeno di dispersione scolastica porta a disagio personale].
Inoltre si occupa di creare ponti con le altre discipline --> una sua caratteristica è di essere interdisciplinare (si espande anche ad altre discipline, talvolta distanti dal suo approccio ed estranee alla psicologia e alle professioni d'aiuto, ma che possono risultare utili per comprendere appieno i contesti di vita).

La professione dello psicologo di comunità: è un lavoro poliedrico con diversi ruoli (ricercatore progettista, valutatore, implementatore di azioni nel sociale, mediatore, attivatore, conduttore di gruppo, facilitatore consulente, supervisore).
Lo psicologo di comunità lavora con persone diverse (dirigenti scolastici, insegnanti, genitori, giovani, bambini, adolescenti, anziani, allenatori, sportivi, volontari, immigrati, forze dell'ordine, leader di associazioni, amministratori, politici, cittadini ecc...). Lo psicologo di comunità affronta diversi temi e problemi (dipendenza, salute, povertà, partecipazione, violenza, integrazione e convivenza, qualità della vita e sicurezza, intercultura, genitorialità, famiglia, stress, lavoro, sviluppo locale, rigenerazione urbana).  

I principi che guidano l'azione del professionista sono 4:

• Metafora ecologica: "guardare il bosco e non solo l'albero" --> l'individuo non può essere compreso solo analizzando i suoi processi di base (cognizione, percezione, emozione), ma è necessario comprendere l'interazione individuo-ambiente. La psicologia di comunità lavora sugli ambienti, soprattutto micro ambienti (non Milano, ma ad esempio un suo quartiere). L'ambiente può essere scomposto a diversi livelli (ambiente urbano, psicologico, relazionale ecc...).

• Prevenzione e promozione: affrontare i problemi di salute prima che questi insorgano, modificando condizioni ambientali e promuovendo risorse individuali.
Le azioni si collocano a diversi livelli ecologici: individuale (es: migliorare le abilità sociali), microsociale (es: aumentando le occasioni di socializzazione), macrosociale (es: politiche pubbliche)   

• Empowerment: rafforzare il senso di controllo che persone o gruppi hanno sugli eventi della loro vita (soprattutto se svantaggiati).
Lo psicologo di comunità guida non solo gli obiettivi delle azioni, ma anche il modo di relazionarsi con utenti e popolazione --> lavorare "con" più che lavorare "per"
 
• Inclusione: rende vero il valore del rispetto della diversità --> diritto di ogni persona di essere unica e non venir giudicata sulla base di standard convenzionalmente accettati. Serve a creare opportunità per tutti i gruppi di una comunità, contribuire al suo sviluppo, distribuire equamente le risorse, favorire dialogo, conoscenza e convivenza.

In sintesi gli obiettivi dello psicologo di comunità sono:
• Agire sull'interazione individuo-contesto
• Promuovere la crescita di individui, gruppi, organizzazioni e comunità
• Prevenire problemi di salute mentale e sociale
• Creare possibilità per migliorare la propria situazione, rendendo le persone più potenti (empowerment, potenziamento)

Mentre i valori guida della psicologia di comunità sono:
• Valori personali: autodeterminazione (autonomia nel proseguire i propri obiettivi / controllo), salute (benessere generale), cura e interesse (che permettono di soddsfare bisogni quali empatia, ttaccamento, solidarietà
• Valori relazionali: collaborazione (mediare tra diversi punti di vista, senza far primeggiare gli interessi di un gruppo) e rispetto per la diversità (accettare il diritto di ogni persona di avere una identità sociale unica)
• Valori collettivi: equa distribuzione delle risorse (accesso per tutti i membri alle risorse della comunità), giustizia e responsabilità (soprattutto verso i gruppi svantaggiati), sostegno alle istituzioni educative, sanitarie e locali

Lo scenario in cui gli psicologi di comunità agiscono (contesti macrosociali): quali sono gli elementi macrosociali che caratterizzano il lavoro contemporaneo dello psicologo di comunità?

Primo elemento: quasi tutte le persone che studiano le scienze sociali entrano in un sistema che si chiama welfare, i quali sono entrati in crisi per 3 punti:
• crisi di sostenibilità economica (non ci sono soldi),
• crisi di modello e
• crisi di legittimazione.

Ma cosa è un welfare? Agli inizi del '900 si è dopo la rivoluzione industriale, che produce un enorme sviluppo economico, che a sua volta produce problemi sociali (a Londra ci sono migliaia di ragazzi di strada) --> agli inizi del '900 in Inghilterra nascono gli welfare states, un modello istituzionale in cui la questione del benessere e della sicurezza dei cittadini è assunta come prerogativa fondamentale e responsabilità precipua dello stato, nelle sue diverse articolazioni.
Ciò origina delle contraddizioni capitale-lavoro --> Londra ha un enorme sviluppo economico, che però porta anche allo sfruttamento povertà, migrazioni, marginalità, urbanizzazione disordinata, rottura dei legami sociali tradizionali (questa è la contraddizione). Le contraddizioni non sono finite: infatti si riproducono incessantemente. Quindi un problema che c'è oggi è che il welfare ha problemi di sostenibilità economica (crisi economica degli welfare). Il secondo motivo di crisi degli welfare (italiani) è la crisi del modello --> 3 ragioni principali hanno portato a tale crisi: statalismo e burocratizzazione; parassitismo dell'interposizione politica (cioè il costruire dei programmi di welfare sulla base di collegamenti politici); rigidità nei confronti dei cambiamenti sociali (il welfare dovrebbe mutare con la società). Il terzo motivo di crisi è la crisi di legittimazione (cioè la gente si chiede perché dovrebbe pagare per gli welfare) connessa a fenomeni di: spreco, nepotismo e clientelismo; corruzione e concussione; sfiducia e risentimento (le istituzioni sono viste come qualcosa di negativo, corrotto, di spreco). Zygmund Bauman (uno dei più grandi sociologi viventi) dice: "il welfare è sempre di più sulla difensiva, giorno dopo giorno deve scusarsi e rendere conto della propria ragione di essere".

Questo vuol dire che i problemi di cui si occupano gli psicologi di comunità sono inseriti in un contesto di crisi degli welfare --> crisi e complessità sono le parole chiave della società contemporanea.
Le crisi, sebbene tendano a manifestarsi come rotture improvvise, sono il frutto di un accumulo parossistico di squilibri. La complessità è una potente griglia di lettura della realtà, poiché la concepisce come un processo la cui evoluzione non è esattamente prevedibile, che chiama in causa numerose variabili, che non si può pensare in termini lineari e che non si può racchiudere in una teoria totalizzante.
Quindi ci si deve attrezzare a pensare e ad agire in una tale epoca di crisi e di complessità.

Esempio concreto della professione:
La fondazione Archè --> è nata nei primi anni '90 intorno al tema dell'AIDS pediatrico --> si occupavano dei figli dei tossicodipendenti sieropositivi che a loro volta erano sieropositivi. Si centravano sulla dimensione individuale ("ho una patologia") e sul piano del gruppo (dato che la patologia coinvolge anche gli altri). Fin dall'inizio l'intervento doveva avere un'implicazione anche politica (slogan: la solidarietà non è più una virtù). Negli anni 2000 la fondazione Archè ha sviluppato altre ricerche, altre tematiche e altre aree di intervento --> cominciarono a occuparsi di famiglie difficili su richiesta degli assistenti sociali --> pensarono in 2 direzioni:
1) le famiglie arrivavano ai servizi sociali in uno stato di sofferenza e patologia assolutamente conclamati, in modo che si potesse intervenire prima che i problemi esplodessero.
2) a Milano sembrava che sul piano pedagogico ci fosse stato un grande fermento, però mancava il pezzetto psicologico clinico, o almeno c'era ma era scollegato da tutta la rete degli interventi. Inoltre c'era una paradossale frattura tra saperi, per cui lo psicologo ha il sapere psicologico, l'assistente sociale invece ha il sapere delle normative ecc... Le famiglie, che avevano tutti i loro problemi, non riuscivano a orientarsi in questo mondo. Da lì è stata fondata una cooperativa sociale, chiamata Nivalis, e nel 2013 i suoi fondatori sono riusciti a entrare in una serie di sperimentazioni attivate dalla regione Lombardia, che voleva prendere in carico famiglie non protocollari, proponendo percorsi fortemente individualizzanti. Da un lato sono riusciti a proporre sulla città percorsi il più possibile vicini ai bisogni del target (ragazzi e adolescenti) --> Ad esempio se un ragazzino ha problemi con la conflittualità dei genitori, non si può intervenire solo sul ragazzino, ma anche sul contesto familiare. Dall'altro lato nei percorsi è stata anche inserita la componente di rete, e sono state investite risorse e tempo sul piano delle componenti psicologiche nella rete.

Tratto da RICERCA INTERVENTO DI COMUNITÀ di Mariasole Genovesi
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