Creazione nella filosofia medioevale. Tommaso, Filopono e Agostino

Creazione: tale concetto è strettamente legato a quello di causalità ed è una nozione che nasce dal pensiero cristiano. Nel pensiero cristiano medievale tale teorizzazione trova il suo filosofo più maturo in Tommaso che la definisce come un atto della causa efficiente che produce dal nulla qualcosa partendo da se stessa senza servirsi di nient’altro di ciò che si trova in se stessa. Questa potenza la possiede solo Dio che è essere i se stesso sussistente, ossia coincidenza di essenza ed esistenza. Tommaso i era scontrato con la tradizione aristotelica che portava avanti l’idea dell’eternità del mondo. Il primo a contestare tale dottrina fu Filopono. La questione partiva da questo presupposto: se Dio crea dal nulla egli crea fuori del tempo che non è preesistente a Dio. Perciò il mondo è creato senza tempo, dunque è eterno. Una prima soluzione fu data da Agostino il quale sostenne che Dio crea il mondo fuori del tempo, ma con esso crea anche il tempo. Quest soluzione nel medioevo non fu ritenuta sufficiente, poichè il fatto che il tempo fosse stato creato dal nulla insieme con il mondo non escludeva il fatto che il mondo una volta creato passasse ad un certo punto dall’essere al non essere. Era chiaro infatti che il concetto di eternità del mondo non coincideva con quello che si applica a Dio ma era concepito come “durata eterna”. Al poblema della creazione se ne aggiungono altri: quello della conservazione del mondo da parte di Dio che lo ha creato (gli scolastici dimostravano la necessità di tale conservazione da parte di Dio), del concorso di Dio nella creazione, ossia quanto Dio si sia “sporcato le mani” per la creazione del mondo e soprattutto per creare che cosa. Avicenna ad esempio sostenne che Dio creò direttamente solo la prima Intelligenza, e attraverso di essa tutto il resto. Ed infine quello della provvidenza divina.