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Genette e l'uso letterario della lingua



Per comprendere l’uso letterario della lingua, dice la studiosa, occorre partire dalla finzione: esso si definisce per il fatto che non vi sono prodotti di enunciati di realtà in funzione di un intervento nel mondo e, nella finzione, la lingua serve a costituire ogni specie di realtà fittizie e, in particolare, personaggi che funzionano non come oggetto di enunciati, ma come soggetti dotati di autonomia. Bisogna precisare che il concetto di Io-Origine designa in effetti il punto zero occupato dall’Io concreto, l’origine delle coordinate spazio-temporali; lo statuto dell’Io-Origine nella determinazione della frontiera finzione/realtà appare molto chiaramente appena si comincia a riflettere sul tempo.
Nella frase “M.X. era in viaggio e ne era felice”, che ci sia o meno una data ciò che comunica questa frase non è che M.X. era in viaggio, ma piuttosto che è in viaggio: nell’uso quotidiano della lingua, i deittici(oggi, domani) rinviano al presente del locatore; nella finzione, in tempo non è mai rapportato a un Io-Origine reale, ma ad Io-Origine fittizi, cioè a sistemi di riferimento senza alcun rapporto con un Io reale: non è certamente l’attore che prova quello che gli vediamo recitare, ma il personaggio, l’Io-Origine fittizio.

Tratto da RAPPORTO TRA REALTÀ E FINZIONE di Nicola Giuseppe Scelsi
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