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La critica del realismo


Gli autori di tendenza realista delle relazioni internazionali sono da sempre scettici nei confronti delle capacità delle istituzioni internazionali di porre freni all’azione degli stati. Un importante disaccordo con gli istituzionalisti riguarda l’importanza della conflittualità irrisolvibile. Gli istituzionalisti considerano la loro teoria inapplicabile ai casi in cui gli interessi degli stati sono del tutto incompatibili secondo il modello di un gioco a somma zero in cui ogni guadagno di un giocatore si tramuta in un egual perdita dell’altro. Secondo gli istituzionalisti liberali questi casi sono rari. Anche gli stati che si fronteggiano in una guerra hanno un interesse comune ad evitare determinati comportamenti come l’uso di armi chimiche. Secondo i realisti invece le situazioni in cui gli interessi sono incompatibili sono più comuni. Gli istituzionalisti non trovano più cooperazione nel mondo di quanto facciano i realisti.
Per i realisti il conflitto deriva da interessi incompatibili mentre per gli istituzionalisti gli interessi possono essere compatibili ma il loro perseguimento può essere ostacolato da problemi di coordinamento e collaborazione.
Questa differenza si traduce in valutazioni divergenti sul ruolo potenziale delle istituzioni internazionali. Questo ruolo è da ritenersi minimo quando gli interessi degli stati coincidono, quando cioè le istituzioni internazionali sarebbero superflue per produrre cooperazione. Il ruolo è minimo anche quando gli interessi sono contrapposti che è la situazione normale secondo il realismo. L’impatto è potenzialmente alto cioè decisivo nel determinare se gli stati agiranno in modo cooperativo o conflittuale quando gli interessi sono misti cioè quando gli stati perferiscono cooperare ma sono soggetti a problemi di collaborazione o coordinamento (vedere grafico pag. 120). L’istituzionalismo concentra la propria attenzione su queste situazioni.
Entrambi gli approcci concepiscono gli interessi fondamentali come indipendenti dalle istituzioni stesse.
I realisti riconoscono che in molte situazioni due stati potrebbero entrambi trarre vantaggio da una decisione di cooperare, ma il punto decisivo è che gli stati non sono interessati solo ai propri guadagni ma anche a quelli degli altri stati. In un sistema internazionale anarchico gli stati sono molto attenti all’entità della loro potenza economica e militare rispetto a  quella degli altri stati perché gli altri stati possono sempre rappresentare una minaccia alla propria autonomia. Se la cooperazione produce un guadagno per la controparte maggiore del proprio, questo può indurre uno stato a non cooperare perché il guadagno relativo può essere altrettanto o più importante del guadagno che ne ricaverebbe in termini assoluti.
Secondo i realisti, l’istituzionalismo è troppo ottimista perché considera solo i guadagni assoluti e ignora i guadagni relativi.
Una preoccupazione intensa per i guadagni relativi tende a trasformare giochi a somma variabile (interessi compatibili) in giochi a somma zero 8interessi incompatibili).
Però gli istituzionalisti hanno ribattuto che esistono soluzioni istituzionali a questo problema dei guadagni relativi. Quando gli stati non sono in grado di dividere i vantaggi della cooperazione in modo che rimanga inalterata la loro potenza rekativa, essi possono in teoria accordarsi su una compensazione o pagamento collaterale che ristabilisca l’equilibrio precedente. È vero che gli stati potrebbero non fidarsi gli uni degli altri ma questo è proprio il tipo di problema che secondo gli istituzionalisti viene affrontato dalle istituzioni internazionali. Il pagamento di compensazioni genera un problema di collaborazione che può essere superato attraverso il coinvolgimento o la creazione di una istituzione internazionale dotata di poteri di supervisione.
Un’altra critica realista all’istituzionalismo è che le istituzioni internazionali sono epifenomeniche cioè rispecchiano meramente gli interessi e i rapporti di forza tra gli stati e non hanno alcun potere causale indipendente. L’effetto delle istituzioni sarebbe solo apparente: in realtà la struttura sottostante spiegherebbe tanto le istituzioni quanto gli esiti.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Filippo Amelotti
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