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Politica estera

Politica estera


-> ciò che ciascun attore fa nel contesto internazionale. È la politica pubblica che si distingue dalle altre politiche pubbliche:
* Impiega strumenti particolari, quali la forza e la diplomazia combinate assieme -> appaiono come opposti ma non vanno separati perché la minaccia della forza è l’aspetto più paradossale dell’attività diplomatica: agisce sul confine di pace e guerra.
* La politica estera è rivolta ad un ambito diverso dalle altre politiche rivolte all’interno, ai cittadini -> si rivolge all’ambiente internazionale, è una politica che seppur fatta dal governo dello stato è dettata da delle determinanti esterne, che vengon da fuori, dal contesto internazionale. Ha un carattere in parte reattivo a un ambiente che non controlla ma che comunque è in parte influenzato dalle scelte fatte dallo stato.
Nella conduzione della politica estera pesa di più il contesto internazionale o quello nazionale?
1) Fine ‘800, retorica della Realpolitik -> primato della politica internazionale; il contesto interno è ammesso in un contesto più ampio e competitivo e che conta di più. Due aspetti ->  La politica estera è a sé stante rispetto alla politica interna, si tiene conto solo delle determinanti esterne.  Il primato della politica internazionale è così forte che la conformazione politica interna dipende da come lo stato è posizionato nella politica internazionale.
2) In politica estera conta il contesto interno, gran parte dei fattori determinanti arrivano dall’interno.
Osservazioni:
a) Il primato della politica interna diventa popolare nella seconda metà del ‘900. Secondo il punto di vista realistico/storico il primato era quello della politica internazionale, perché la politica estera era separata e gestita dai diplomatici. Nel corso del ‘900 si assiste alla nazionalizzazione delle masse, diffusione propaganda per le guerre mondiali, la politica estera entra in contatto con quella interna, influenza sempre maggiore dell’opinione pubblica.
b) Dopo la seconda guerra mondiale il peso di politica internazionale/estera può cambiare a seconda delle situazioni che lo stato sta vivendo ->  disperata (pressioni ambientali cogenti, no via di scampo, primato politica internazionale tipo Churchill che si allea con l’Urss) , estrema (alleanze politicamente impensabili durante la guerra fredda) , non estrema (libertà, no costrizioni -> primato politica interna) .
 -> le due situazioni estreme non si presentano spesso -> spesso le decisioni di politica estera devono dunque tener conto sia delle determinanti di politica interna che di quelle di politica internazionale.
► 1° tipo di decisioni -> meno frequente, più rilevante. Decisioni prese quando gli attori vogliono ridefinire le linee della loro politica estera: Grand Strategy; grandi linee costitutive della politica estera di un attore -> obiettivi, raggio d’azione dei propri interessi, individuazione minacce reali/potenziali e alleanze potenziali.
► 2° tipo di decisioni -> decisioni ordinarie, prese una volta stabiliti gli obiettivi principali; implementazione della Grand Strategy.
► 3° tipo di decisioni -> decisioni prese durante le crisi internazionali, momenti di tensione, imminente minaccia di guerra. Percezione minaccia dei valori fondanti, rischio coinvolgimento in ostilità militari, percezione di tempo limitato per decidere.
Le decisioni di politica estera si possono spiegare attraverso diversi modelli:
* Attore razionale: stati personificati e resi attori unitari -> ci si mette al loro posto. A)  le decisioni di politica estera rispondono ad un criterio di razionalità; B)  attori razionali & unitari. Utile perché si evitano errori e si riesce a calcolare le azioni degli altri attori.
* Burocratico-organizzativo: gli attori non sono unitari e la decisione di politica estera assomiglia ad una normale decisione di politica pubblica e può essere inquinata (agenti speciali, intelligence) . Si rimette in discussione il presupposto della razionalità -> ciò induce il decisore a percepire la situazione in un modo piuttosto che in un altro. Alcune esperienze collettive possono pesare sulla percezione degli eventi.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Alice Lavinia Oppizzi
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