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Teorici della politica burocratica


Gli stati sono dei costrutti mentali che rimandano nella realtà ad aggregati di persone, organizzazioni, ruoli, elementi materiali e simbolici. Ma se gli stati sono un insieme di apparati, per comprendere il modo in cui essi decidono e attuano la politica estera, bisogna tenere in conto il modo in cui quegli apparati funzionano e interagiscono. Questa è la strada percorsa dai teorici della politica burocratica o anche dalla politica governativa. Questi autori muovono dall’idea che la semplificazione tradizionale per cui il governo è un attore unitario trascura di considerare il ruolo della burocrazia. Se si tiene in conto questo fattore i governi smettono di apparire come organismi compatti con preferenze univoche. Al contrario essi divengono attori le cui decisioni e azioni sono delle risultanti politiche intranazionali: risultanti nel senso che ciò che accade non è scelto come soluzione a un problema ma risulta da un compromesso, conflitto e confusione tra burocrati dotati di interessi e influenza diversi. Politiche nel senso che l’attività da cui emergono le decisioni e azioni è come un negoziato tra i singoli membri del governo.
Secondo questa prospettiva, la politica estera di uno stato deriva dall’interazione fra diversi apparati politici e burocratici che lottano per far prevalere nel processo decisionale pubblico la loro percezione dei problemi in gioco e i loro interessi specifici, non necessariamente coincidenti con l’interesse collettivo che si svuota del suo significato originale. Quindi l’interesse nazionale diviene un mero esito negoziale il cui contenuto deriverà più dai compromessi che dagli scambi tra i diversi apparati dello stato che dalle sfide dell’ambiente internazionale.
3 punti:
tale modello mette in dubbio gli assunti stato centrici dell’unitarietà (perché la politica estera non è formulata in modo centralizzato) e della razionalità degli stati (poiché la politica estera consisterebbe da compromessi fra posizioni diverse)
il modello della politica burocratica è stato prevalentemente applicato allo studio delle situazioni di crisi e dei fattori che le innescano
parte della letteratura ha considerato rilevanti, per comprendere i comportamenti degli stati, le modalità concrete con cui si svolgono i processi decisionali.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Filippo Amelotti
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